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Ritenendo che la vita sia stata particolarmente generosa con sé stessa, decide di restituire le competenze acquisite, rimettendosi in gioco e diventando insegnante di ruolo per ragazzi e agli adulti nei corsi serali.
1. Da docente pluriennale di economia aziendale per studenti e adulti, che idea si è fatta dell’impatto che la diffusione dell’educazione finanziaria può generare a livello culturale e sociale?
L’esperienza diretta non come insegnante di economia aziendale, ma come cittadina, mi ha permesso di rendermi conto che c’è un diffuso analfabetismo finanziario. Come ogni forma di analfabetismo, ha un riverbero particolarmente severo sulla cultura e sulla società, perché significa che manca la consapevolezza in un ambito che riguarda tutti quotidianamente. Da insegnante, quindi, esigo che gli studenti abbiano familiarità con concetti come diversificazione del rischio o relazione rischio rendimento non come sterili concetti nozionistici, ma in quanto parte integrante della vita di ogni famiglia. Alfabetizzare alla finanza significa rendere consapevoli delle proprie scelte, quindi creare una società più corretta e felice, dove il gender gap si riduce e ognuno sa come pianificare almeno in modo base le proprie finanze. Rendere obbligatoria l’educazione finanziaria nell’ambito delle lezioni di educazione civica significa quindi rendere consapevoli i giovani di oggi, futuri adulti che saranno dotati di motivazione e fiducia nel prendere decisioni che miglioreranno il benessere finanziario non dei singoli, ma di un’intera comunità.
2. Uno studente della sua classe si è classificato al primo posto nell’ambito della sfida prevista da “Conta su di Te”, il progetto rivolto alle scuole secondarie di II grado e promosso da Fineco Asset Management in collaborazione con la FEduF e Good Point Società Benefit con l’obiettivo di generare un incremento di conoscenze e competenze di cittadinanza economica e di stimolare l’acquisizione di valori di responsabilità e sostenibilità nella relazione con il denaro. Ci racconta com’è andata?
Il corso Amministrazione Finanza e Marketing dell’Istituto Barletti di Ovada crede fermamente nel learning by doing, nel problem solving, nella didattica attiva in tutte le sue forme, motivo per cui gli studenti sono costantemente impegnati in compiti di realtà. Darie Vlad, il primo classificato, ha alle spalle un percorso scolastico irregolare fino al suo approdo nel nostro istituto. È un ragazzo maturo, solare, evidentemente capace, disponibile al confronto e anche alla sfida con sé stesso, ma nonostante questo è stato un soggetto della dispersione scolastica. Una didattica vitale e vivace come quella proposta da “Conto su di te" gli ha permesso di mostrare a tutti e non solo alla sua classe, che lo conosce lo apprezza, le sue doti indubbie.
3. L’Educazione finanziaria è una leva promotrice di inclusione sociale e di cittadinanza economica. E allora perché nella percezione comune degli studenti e delle studentesse è ancora percepita molto spesso come una complessità?
La complessità percepita è solo frutto dell’ignoranza diffusa. I ragazzi che conoscono - direi quasi che vivono - i concetti propri dell’educazione finanziaria non li ritengono complessi, ma stimolanti e interessanti. Mi avvalgo di esempi di fatti realmente accaduti, delle conseguenze, di cosa si sarebbe potuto fare o non fare, per farli riflettere e discutere. Si cercano le norme di riferimento, si familiarizza con il linguaggio tecnico - giuridico, i ragazzi comprendono che è necessario informarsi sempre e chiedere alle persone giuste nelle condizioni di incertezza.
Imparano, inoltre, che non c’è una soluzione ottimale, spesso ogni alternativa ha i suoi vantaggi e svantaggi, in classe votano quella che ritengono migliore, è una prova di democrazia.
4. L’uso dell’edutainment e della gamification a fini didattici è sempre più diffuso. Quali sono le opportunità e i rischi legati a questa metodologia di insegnamento?
Le opportunità sono evidenti: apprendimento rapido, efficace, attivo, dinamico. Il cellulare come mediatore crea la sensazione che ci sia solo l’aspetto ludico, senza il peso dell’apprendimento tradizionale. Non ritengo ci siano particolari controindicazioni, se inseriti in una progettazione di didattica che tenga conto degli obiettivi educativi, del contesto, dei destinatari della formazione e della necessità di un rapido intervento allorché emergessero criticità. Il gioco è un modo di sperimentare la realtà, perché non dovrebbe esserlo a scuola?