IL PUNTO



Educazione finanziaria e diseguaglianza di genere

di Carola Carazzone - Segretario Generale di Assifero

All’inizio dell’estate è uscita la diciassettesima edizione del rapporto globale sulla diseguaglianza di genere del Forum economico mondiale, che ogni anno, dal 2006, misura la diseguaglianza di genere in 146 Paesi.

Si tratta di un rapporto importante per l’autorevolezza della fonte, l’ampiezza di comparazione a livello globale e la longevità dell’indice, che tiene traccia dell’evoluzione statistica a partire dal 2005.

L’Italia continua a posizionarsi in modo oggettivamente imbarazzante per un Paese del G7.
Quest’anno, addirittura, nella classifica dei 146 Paesi monitorati, scivola dalla 63esima alla 79esima posizione.

Eppure, come ogni anno, l’uscita del rapporto Global Gender Gap nel nostro Paese è passata praticamente inosservata: qualche titolo in sordina, pochi commenti, nessun dibattito pubblico serio.

Lo stesso avviene ogni anno a novembre quando esce il rapporto annuale del EIGE- Istituto europeo sull’eguaglianza di genere che, dal 2013, misura sistematicamente in ben sette ambiti la diseguaglianza di genere nei Paesi europei.

L’Italia è l’ultimo Paese su 27 Paesi dell’Unione Europea in termini di occupazione femminile: prima ancora che da un punto di vista salariale, dove esistono forti differenze, è il tasso di attività (il rapporto tra la forza lavoro e la popolazione) a certificare una bassissima partecipazione delle donne al mercato del lavoro: solo una donna su due in Italia ha un contratto, quando nel resto d’Europa la media è di sette su dieci.

La diseguaglianza economica tra uomini e donne in Italia è ampia e le donne in Italia sono svantaggiate in ambito finanziario a causa di diversi fattori, tra cui: accumulazione di ricchezza; disparità di salari; carico di lavoro domestico e lavoro di cura non retribuiti; accesso limitato al credito, soprattutto a causa di bias e pregiudizi impliciti; bassa partecipazione nelle decisioni finanziarie familiari. (Sulla discriminazione di genere in ambito economico molto interessante il libro di Azzurra Rinaldi "Le signore non parlano di soldi. Quanto ci costa la disparità di genere", Fabbri Editori)

Di fronte alla comparazione globale e a quella europea, rimango ogni volta sconcertata nel constatare, da un lato, la gravità dei dati inerenti il nostro Paese e l’evidenza di una diseguaglianza di genere in Italia pervasiva, strutturale e trasversale in praticamente ogni ambito (anche su istruzione e conoscenza su cui potrebbe apparire che il nostro Paese sia in buona posizione, ad una lettura più attenta risultano chiare notevoli diseguaglianze. Si veda qui in merito) e, dall’altro, un’indifferenza generalizzata, quasi un’arroganza culturale di due pesi e due misure, di pensare che le questioni delle discriminazioni e diseguaglianze di genere riguardino “solo” i Paesi terzi e non una democrazia “avanzata” come la nostra. (Per una disamina più approfondita si veda qui)

L’educazione finanziaria delle donne – purtroppo ancora oggi non offerta dal nostro sistema scolastico, né trasmessa in famiglia, ma rimessa all’autoapprendimento - ha un ruolo fondamentale nella riduzione di qualunque diseguaglianza di genere, oltre che un ruolo trasformativo nell’aiutare le donne a sviluppare abilità imprenditoriali, a investire in sé stesse e nelle proprie competenze, a prendere decisioni finanziarie a lungo termine più strategiche e informate e raggiungere una maggiore indipendenza economica.

È ormai noto che l’educazione finanziaria ha un valore intrinseco di per sé, ma anche un valore strumentale imprescindibile per il raggiungimento di altri diritti.

Secondo l’Agenzia europea per i diritti fondamentali, quasi una donna su quattro (22%) subisce violenze fisiche e/o sessuali durante una relazione con un uomo. Le sue cause sono spesso correlate alla povertà, alla dipendenza economica e alla discriminazione di genere e, in un Paese in cui solo una donna su 4 ha un proprio conto corrente a lei intestato, la mancanza di indipendenza economica è una delle principali sfide che le donne devono affrontare quando cercano di lasciare il proprio partner violento. I centri antiviolenza ci insegnano che le donne spesso rimangono in relazioni violente a causa della loro dipendenza finanziaria dal partner violento.

La sentenza della Corte di Cassazione n. 19847 del 2022 ha definitivamente equiparato la violenza economica alla violenza fisica nell’ambito di applicazione del reato di violenza domestica; ciò segna un passaggio fondamentale, ma solo una sistematica educazione finanziaria delle bambine e delle donne, insieme a misure come il “reddito di libertà”, potranno davvero avviare una inversione di tendenza, un cambiamento sistemico che potrà rafforzare le donne sotto ogni punto di vista, a partire da quello economico-finanziario.

La conoscenza dei termini della finanza è un modo di difendere i propri risparmi

del Prof. Giuseppe Ghisolfi

Otto anni fa ho pubblicato il “Manuale di educazione finanziaria“ (Aragno editore) per spiegare ai ragazzi le parole dell’economia.
Sono ritornato sugli stessi argomenti con “Abbecedario“ (Aragno Editore) perché nel frattempo sono entrati nel linguaggio comune molti nuovi termini e per i vecchi era necessario un aggiornamento.

Questo nuovo libro è adatto ai ragazzi della scuola elementare e media e a chi non sa nulla di economia e di finanza.

Il testo è stato redatto volutamente in modo estremamente semplice per permetterne a tutti una comprensione immediata. La mia speranza rimane sempre quella che l’educazione finanziaria venga insegnata nelle scuole come del resto avviene in molte nazioni del mondo. Gli articoli di economia vengono letti da un numero molto ristretto di persone ed i servizi televisivi in materia risultano di difficile comprensione alla maggioranza della gente.

Conoscere i termini della finanza ci consente di difendere i nostri risparmi e di essere più consapevoli nel maneggio del denaro.
Molti avvenimenti che ci circondano, compresi quelli drammatici attuali come il conflitto Russia-Ucraina, hanno motivazioni economiche che è indispensabile conoscere.

Questo mio libretto è un’introduzione all’educazione finanziaria che oggi, per fortuna viene diffusa da molte istituzioni tra cui spicca la FEduF, emanazione dell’Abi.

Lo dico spesso ai ragazzi e lo scrivo anche ora in conclusione di queste brevi considerazioni.

Ricordati che “anche se Tu non ti occupi di economia, essa, prima o poi si occuperà di Te”.

L’educazione finanziaria per la vita in comunità

del Prof. Marcello Presicci - Segretario Generale Scuola Politica "Vivere nella Comunità"

Lo sviluppo sociale è costellato di momenti critici che definiscono i contorni del saper vivere in una comunità. L’evoluzione dell’individuo nel sociale può essere modificata da scelte consapevoli, capaci di produrre dei cambiamenti rilevanti in tutto il contesto socioeconomico di riferimento. La stratificazione dei comportamenti consapevoli in ambito finanziario accresce senz’altro il livello di responsabilità sociale declinandosi in cambiamenti positivi per le stesse istituzioni. L’educazione finanziaria, scrupolosamente costruita attorno al concetto di saper vivere in una comunità, rende l’individuo maggiormente capace di rapportarsi alle criticità dei nostri tempi. Tempi incerti, densi di mutamenti inattesi e difficili da affrontare, in cui la rarità di alcuni eventi mette a repentaglio la stabilità, che sia essa sociale o economica.

In un contesto del genere le conoscenze - anche basilari- di economia finanziaria possono e devono fare la differenza. La chiave di lettura della nostra modernità, e dell’insita connessione esistente tra l’impulso lodevole di FEduF e “Scuola Politica Vivere nella Comunità”, risiede nella consapevolezza che le condizioni che favoriscono la capacità di risposta ai problemi sono simili a quelle che sostengono la responsabilità sociale; esse comprendono una società civile consolidata, indipendente, informata e circondata soprattutto da strutture istituzionali attive e con un elevato grado di percezione dei bisogni. Nella nostra democrazia i fattori economici giocano un ruolo fondamentale nella capacità del governo di rispondere ai bisogni della popolazione. Tuttavia, le istituzioni rilevanti da considerare sono prevalentemente quelle intermedie che consentono una connessione tra la società tutta e il governo, offrendo soluzioni reali alle problematiche sociali. In questo contesto ciò che FEduF si propone di realizzare, e che rappresenta anche uno degli scopi della Scuola Politica Vivere nella Comunità, è consolidare quell’ancoraggio utile a esercitare un effetto di coinvolgimento su diverse persone all’interno di una società.

Rispetto alla Scuola Politica, che si concentra sulla realizzazione di un “ancoraggio” trasversale nelle sue tematiche, FEduF rappresenta “l’ancóra” per tutti coloro che si trovano in una posizione di debolezza informativa sulle tematiche dei mercati finanziari, delle risorse economiche e delle capacità di risparmio. Il percorso intrapreso con la Scuola Politica rappresenta il primo passo verso una collaborazione volta ad accrescere le competenze politiche, sociali ed economiche che fino ad ora sono state trattate con eccessivi tecnicismi in contesti accademici o, d’altra parte, con oscurità totale negli insegnamenti a livelli intermedi di formazione. Questa sinergia di intenti trova la sua piena realizzazione nella volontà di aumentare la capacità di analisi e di comprensione delle grandi sfide odierne, fornendo soluzioni innovative per la comunità civile e politica anche attraverso l’educazione finanzaria.

Consapevolezza economica tra i giovani. Un percorso da costruire insieme

di Matteo De Maio - Direttore Generale Banca del Territorio Lombardo

Quella di promuovere la consapevolezza economica è un’urgenza, un’urgenza che dura da oltre cento anni. Già un secolo fa – questa ci racconta la lunga memoria delle banche di credito cooperativo - nel corso della grave crisi economica che investì il mondo agricolo andando pesantemente a toccare la già difficile esistenza delle popolazioni contadine, i fondatori delle casse rurali, curati e parroci di fine Ottocento, si preoccuparono di inserire nei primi statuti, accanto alla possibilità di “contrarre prestiti” per contrastare il fenomeno dell’usura, la promozione dell’ “educazione al risparmio e alla previdenza” tra i principi ispiratori delle prime banche cooperative.

Evidentemente non si trattava solo di una questione ideale. C’era infatti una ragione molto concreta dietro a questa previsione statutaria: ovvero la necessità di fare crescere, insieme alla novità rappresentata dall’accesso al piccolo credito di fasce di popolazione prima escluse, anche una cultura finanziaria e del risparmio che permettesse al fragile sistema bancario di essere sostenibile.

Oltre cento anni più tardi e in un contesto sociale ed economico ben differente, le tematiche inerenti all’educazione finanziaria rimangono al centro dell’interesse delle istituzioni finanziarie e statali, e oggi, in maniera crescente, anche del mondo della scuola.

Perché il sistema bancario – e una banca a forte connotazione locale come BTL Banca - è chiamato a svolgere ancora una volta un ruolo da protagonista nella promozione della consapevolezza economica nelle giovani generazioni?

Sta diventando sempre più patrimonio comune – e questo grazie all’impegno portato avanti in questi anni da realtà come FEduF – l’importanza di individuare percorsi e strumenti di educazione finanziaria da attuare fin dall’età scolare.

Sempre più numerosi riscontri, anche di carattere scientifico, sottolineano infatti – se mai ce ne fosse bisogno oltre a quanto ci insegna l’evidenza empirica – il profondo legame tra cultura economica dei singoli e la correttezza delle loro decisioni finanziarie. E sono sempre più manifeste le implicazioni di carattere sociale ed economico che queste decisioni in prospettiva potranno determinare sulle stesse giovani generazioni in tema di risparmio e previdenza.

C’è quindi prima di tutto una responsabilità “sociale” nei riguardi di una next generation già gravata dalle scelte delle generazioni che l’hanno preceduta, che sottende l’impegno che anche il mondo bancario si deve assumere nella crescita di una cultura finanziaria nei giovani, tanto più in un contesto economico e normativo che ha introdotto elementi di complessità rispetto al passato.

Ma c’è anche un interesse più diretto che chiama in causa oggi le banche, e qui la mente torna a quanto detto in apertura. Troppe volte il sistema bancario si è trovato letteralmente a fare i conti con gli effetti di un deficit di consapevolezza economico-finanziaria da parte della clientela, suo malgrado priva degli strumenti per muoversi su questo campo.

La crisi del 2008 in particolare ci ricorda quanti validi progetti, quante piccole e grandi iniziative imprenditoriali, siano state destinate ad abortire o fallire anche a causa di una sottovalutazione della componente finanziaria. E anche in prospettiva, la normativa bancaria non farà che accentuare la necessità che, all’interno dello scambio di flussi informativi tra banca e cliente, entrambe le controparti possano comprendersi anche partendo da una conoscenza di base dei temi di natura economica e finanziaria.

E’ un percorso, quella della promozione della consapevolezza economica tra i giovani del Paese, da fare insieme. Con il contributo e nell’interesse di tutti. Anche delle banche.

Il vecchio salvadanaio guardava lontano

di Eugenio Tangerini - Responsabile BPER Servizio External Relations and CSR

“Un poco oggi, un poco domani e l’avvenire sarà in tue mani”. Come non definire sagge le parole del nonno con gli occhiali abbassati e l’indice bonariamente alzato, che il 31 ottobre ammoniva lo scolaretto dalla copertina dei “quaderni del risparmio”? Era un consiglio di cui tenere conto, anche se ben altro, in quel giorno, attirava la mia attenzione: una fila di salvadanai grigi e luccicanti, in bella mostra sulla scrivania della maestra. Ognuno di noi, al suono della campanella, avrebbe ricevuto il suo oggetto del desiderio – pesante e inespugnabile – prima di scendere in cortile per la cerimonia d’onore. Qui, tra le foglie secche che svolazzavano nelle prime correnti gelide, tutti pativamo un gran freddo e qualcuno arrossiva timido e compiaciuto per il diploma e la medaglietta di stagno, il premio per chi aveva scritto i temi migliori. Sullo sfondo l’edificio della scuola elementare squadrato e rossiccio, solido e senza fronzoli, vero elemento identitario dell’unità del Paese da nord a sud.
Quell’avvenire è poi arrivato, anche in forme e modi imprevisti: i percorsi di vita non sono mai lineari. E il salvadanaio inaccessibile, dopo vari traslochi, è ancora lì. Qualche moneta tintinna all’interno, ma ho rinunciato da tempo all’idea di forzare la serratura: merita profondo rispetto l’oggetto semplice che mi ha insegnato, per la prima volta fuori dall’ambito familiare, il valore delle cose. Anche perché, al netto di ogni ideologia e retorica, è il simbolo di una politica di educazione al risparmio su cui si sono formate intere generazioni, e ha svolto un ruolo formidabile nel promuovere e far conoscere meglio il sistema bancario.
Il vecchio salvadanaio, insomma, guardava lontano. Ma c’è ancora molta strada da fare. Chi opera nell’ambito della sostenibilità in generale – e dell’educazione finanziaria in particolare – deve attrezzarsi con il passo dei percorsi lunghi e con la consuetudine della tenace azione quotidiana, pur mantenendo un’ampia prospettiva sul traguardo finale.
Nei progetti rivolti ai giovani questo approccio è fondamentale: educare alla gestione corretta delle risorse – pensando in primo luogo a quelle naturali – aiuta anche a capire l’importanza della pianificazione e dell’uso responsabile del proprio denaro. Lavorare oggi con i cittadini di domani significa, in definitiva, favorire lo sviluppo di una società più equa e sostenibile.
Certo il compito non è semplice, ma il sistema bancario può e deve svolgerlo. Redistribuire valore nei territori significa anche questo, con un’attività che ha spesso un ulteriore risvolto positivo: il coinvolgimento appassionato delle risorse interne nei programmi di educazione finanziaria per le scuole.

Negli ultimi anni abbiamo toccato con mano, tra i colleghi del Gruppo BPER Banca, una contaminazione sempre più positiva di entusiasmo e partecipazione. Chi si è messo in gioco, passando dall’attività di sportello o di ufficio al ruolo di docente e spiegando ai ragazzi le nozioni apprese sul campo, ha trovato attenzione, riconoscimento e soddisfazioni, sul piano personale e professionale. Il messaggio è assolutamente credibile, proprio perché parte da esperienze concrete. E la condivisione di un patrimonio di conoscenze con la comunità degli studenti rafforza il ruolo sociale delle banche, tenendo sempre in vista i traguardi da raggiungere: inclusione finanziaria e sviluppo.

“Mi porto a casa buone idee e la sensazione che quando i ragazzi vengono sollecitati si attivano e rispondono”, scrive un collega-docente dopo l’esperienza fatta qualche settimana fa. “Se posso – aggiunge – vi chiederei di sondare i ragazzi su come hanno vissuto la lezione, molto schiettamente e senza filtri. Lo ritengo più utile che i commenti di facciata, serve a noi per attrezzarci e migliorare”. Come dargli torto?

L’impegno del sistema bancario per la promozione dell’alfabetizzazione finanziaria

di Anna Grosso - Condirettore Generale di Banca Sella

L’educazione finanziaria è una delle responsabilità principali del sistema bancario, coerentemente con il valore sociale che lo stesso riveste nella vita delle persone.

In linea con il suo posizionamento, Banca Sella vuole essere a fianco del cliente, giorno dopo giorno e passo dopo passo, nel rispondere a tutte le esigenze finanziarie e di risparmio. Per noi è fondamentale essere riconosciuti dalle persone come partner autorevole e di fiducia che le aiuta a capire realmente quali sono le loro esigenze, che tipo di soluzioni possono essere individuate e come le stesse siano sostenibili oggi come nel lungo periodo, per loro, ma anche per le loro famiglie e per l’ambiente che li circonda.

In questo percorso diventa centrale riuscire a offrire diverse esperienze educative alle persone, tenendo conto dell’età e della fase di vita in cui la persona si trova, differenziando i contenuti in funzione dell’esperienza finanziaria.

Da sempre in Banca Sella curiamo percorsi formativi progettati sulle diverse fasce di età, dai ragazzi in età scolare che si avvicinano per la prima volta al mondo del risparmio, agli adulti che hanno necessità di essere accompagnati su temi di discontinuità rispetto alle loro esperienza - come ad esempio l’innovazione e la tecnologia - fino alla famiglia che ha necessità di capire come nel concreto si possano gestire i progetti di vita, dalle spese quotidiane alla gestione del patrimonio complessivo.

Perché l’esperienza educativa sia davvero efficace, anche la modalità di erogazione dell’attività di formazione è fondamentale. Per questo cerchiamo sempre di offrire il giusto contenuto con le modalità più affini alle persone. Raggiungiamo i ragazzi direttamente in aula o via web, strutturiamo calendari di webinar e pillole formative che possano essere fruiti da qualsiasi device, organizziamo eventi sul territorio con specialisti di volta in volta selezionati per fornire ai clienti tutte le informazioni necessarie per comprendere la propria situazione e scegliere, sempre con l’aiuto dei nostri consulenti, la migliore soluzione finanziaria.

La lente con la quale osservare le disuguaglianze

di Azzurra Rinaldi - Docente di Economia Politica presso l’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza

Quello dell’inclusione finanziaria è un processo volto a garantire un accesso appropriato ai prodotti ed ai servizi finanziari anche da parte di alcune categorie di soggetti che sono generalmente ritenuti come più vulnerabili. Potremmo, quindi, ritenere singolare il fatto che si continui a parlare di inclusione finanziaria riferendosi alle donne (che, ricordiamolo, rappresentano - secondo i dati World Bank 2019 - il 49,5% della popolazione mondiale). Tuttavia, a livello globale, solo il 58% delle donne è titolare di un conto corrente a proprio nome presso un’istituzione finanziaria formale (a fronte del 65% degli uomini) e questi dati sono perfino inferiori nei paesi emergenti. Non solo: anche a causa di fattori culturali resistenti, le donne possiedono in media un livello di alfabetizzazione finanziaria inferiore rispetto agli uomini, quando è ben noto che l’alfabetizzazione finanziaria rappresenta uno dei fattori di base grazie ai quali gli individui sono in grado di elaborare strategie finanziarie efficaci. Sui mercati finanziari, le donne sono spesso discriminate anche quando vi accedono in qualità di imprenditrici. Sono numerose le ricerche che dimostrano i gender bias che colpiscono le imprese femminili, per le quali l’accesso al credito e le condizioni di restituzione sono più onerose rispetto a quelle applicate ai colleghi uomini. Ora, io credo che possiamo concordare tutte e tutti sul fatto che questa sia una fondamentale condizione di iniquità. Ma personalmente ritengo che non sia (solo) questo il tema.

Infatti, non dobbiamo cadere nell’errore di pensarla unicamente come una questione femminile: ci troviamo, a livello sistemico, di fronte ad un enorme potenziale inespresso, grazie al quale non solo si potrebbe espandere enormemente il mercato finanziario, ma si potrebbero migliorare le condizioni di vita di intere comunità. Favorire l’accesso ai prodotti finanziari da parte delle donne contribuirebbe alla trasformazione della vita di centinaia di milioni di donne sia nei paesi emergenti che in quelli avanzati, sbloccando al contempo miliardi di dollari in nuove opportunità di mercato. Personalmente, ritengo che la lente con la quale si debbano osservare le disuguaglianze di genere debba essere quella dell’empowerment, i cui benefici si irradierebbero all’intero sistema economico. Un esempio: se riuscissimo ad eliminare le barriere di genere nell’accesso al credito da parte delle imprese femminili, produrremmo un effetto espansivo e moltiplicativo in termini di incremento di investimenti, incremento di produzione, incremento di occupazione, incremento di consumi, in un processo che si autoalimenterebbe e che contribuirebbe all’aumento della ricchezza per l’intero paese. Perché non provare?

Financial literacy: uno stallo da superare

della Prof.ssa Anna Maria Ajello - Presidente INVALSI

Il 7 maggio sono stati presentati i risultati degli studenti italiani alla ricerca OCSE PISA-Financial Literacy. L’Italia partecipa a questa come ad altre ricerche internazionali sin dai suoi esordi, ma nel caso della competenza finanziaria nelle tre rilevazioni dal 2012, 2015 e 2018 non si registrano mutamenti positivi; la media raggiunta dai risultati dei nostri studenti è di 476 punti, mentre la media OCSE è di 505. C’è da sottolineare che, come accade anche per i risultati delle prove nazionali INVALSI, si evidenzia un quadro di un Nord con risultati migliori e in linea con i Paesi OCSE, un Centro che si colloca pressappoco nella media e un Sud con esiti ben al di sotto: una immagine che si presenta con costanza nel nostro Paese.

Diversi sono i dati che il Rapporto italiano, elaborato da Laura Palmerio, Carlo Di Chiacchio e Sabrina Greco ricercatori INVALSI, ha messo in luce, a cui rimando per una comprensione più approfondita; qui, per esigenze di spazio, vorrei segnalarne solo alcuni.

Una caratteristica dei risultati italiani è quello di mostrare una presenza minore rispetto a quella degli studenti di altri Paesi di top perfomer, vale a dire di studenti le cui prestazioni si collocano al livello 5 che è il più elevato previsto dalla scala, e di una maggiore presenza invece di studenti low perfomer, vale a dire di studenti ai livelli iniziali di quella scala.

Un altro risultato che fa riflettere riguarda le fonti di informazioni indicate dagli studenti nel questionario che accompagna la rilevazione. Nove studenti su dieci indicano i genitori, otto su dieci internet, sei su dieci televisione e radio, quattro su dieci i docenti. Le famiglie risultano quindi la fonte di informazione più diffusa e quelle socio-economiche più avvantaggiate sono anche quelle in cui si parla più frequentemente di temi finanziari con risultati migliori degli studenti. La frequenza dei discorsi su temi economico-finanziari appare pertanto influire sulla loro conoscenza ed è certamente un dato positivo, ma lascia perplessi che non si rilevi analoga influenza della scuola.

Un ulteriore motivo di riflessione proviene dagli esiti diversi di maschi e femmine rispetto alla financial literacy con uno scarto negativo per queste ultime. Benché sia un leitmotiv che riguarda le competenze finanziarie delle ragazze, il gap di genere va fronteggiato con opportune iniziative: l’autonomia finanziaria di un adulto in una società in cui avvengono cambiamenti repentini è, infatti, una questione fondamentale e la scarsa consapevolezza di questo pericolo da parte delle donne è un elemento di preoccupazione anche per il futuro del Paese.

In ultimo, vorrei segnalare che gli esiti della ricerca OCSE PISA per quanto attiene la Financial Literacy sono attesi con interesse da diversi stakeholder dentro e fuori la scuola; sono diverse infatti le iniziative e gli interventi educativi in questo campo di conoscenze che hanno individuato nella scuola il terreno di elezione e meritoriamente continuano a svolgere una funzione di supplenza rispetto ad un ambito ancora troppo in ombra nei curricoli scolastici. Tuttavia è particolarmente urgente un bilancio di questa complessa tematica in cui si approfondiscano le ragioni per le quali i nostri studenti continuano a registrare esiti così insoddisfacenti e riconoscere così la necessità di sforzi congiunti e finalizzati in diversi campi per promuovere le competenze finanziarie più diffusamente nel nostro Paese.

La consapevolezza che migliora la vita delle persone

di Liana Mazzarella, CSR e Relazioni Istituzionali con il territorio - Banco BPM

L’esistenza umana è stata da sempre caratterizzata da cambiamenti, ma la velocità con cui oggi questi avvengono ci lascia talvolta perplessi circa le nostre capacità di gestirli e adattarci.

Dalla globalizzazione, ai cambiamenti climatici, alla rivoluzione tecnologica, la miglior risposta ai nostri dubbi rimane senza dubbio la conquista di una CONSAPEVOLEZZA che ciascuno di noi deve maturare.

Le banche, come tante altre istituzioni, sono realtà formate da persone chiamate a confrontarsi continuamente con il contesto. La forza di una grande organizzazione sta nel riuscire a gestire il cambiamento instaurando con la propria comunità una relazione basata sulla condivisione di professionalità, esperienze e punti di vista che possano arricchire la consapevolezza di entrambe le parti.

La sostenibilità per una organizzazione è proprio la capacità di durare nel tempo adattandosi alle sollecitazioni e richieste che provengono dall’ambiente circostante. Banco BPM ha posto da tempo grande attenzione alle tematiche di sostenibilità e alla responsabilità sociale come elementi di sviluppo e cambiamento oltreché di vicinanza alle persone e in generale ai territori sui cui opera: un tratto distintivo che accompagna i risultati economici realizzati e che Banco BPM intende mantenere con determinazione sia in quello che fa sia nella comunicazione aziendale, come avvenuto anche nella recente campagna istituzionale “Insieme facciamo cose straordinarie”.

Per la banca uno dei driver più importanti per lo sviluppo di questa relazione è costituito dal confronto con i propri clienti, i giovani e la propria comunità sulle tematiche economico-finanziarie che possa offrire l’opportunità di creare una CONSAPEVOLEZZA personale, la cui conquista contribuisce a rafforzare molti elementi del benessere quali la partecipazione attiva, la soddisfazione personale, la fiducia verso gli altri e il proprio futuro.

Incontrare adulti che hanno la necessità di approfondire o confrontarsi con giovani studenti che hanno voglia di scoprire o condividere informazioni, permette alla banca di giocare un ruolo attivo nel generare un circolo virtuoso.

Gli incontri dedicati alla divulgazione e all’approfondimento delle materie che, per nostra specificità e competenza, ci vedono quotidianamente impegnati rappresenta una naturale attività sociale all’interno delle nostre comunità. Una partecipazione attiva, curiosa e costruttiva, come spesso avviene in tanti degli incontri ci permette a nostra volta di apprendere e migliorare per offrire un servizio sempre migliore.

I risultati fino ad oggi realizzati ci rendono orgogliosi e ci spingono a proseguire e migliorare i percorsi intrapresi.

Investire per essere protagonisti

di Susanna Minghetti, Dirigente Politiche giovanili e programmazione europea, Regione Lombardia

Mi piace definire l’educazione finanziaria come consapevolezza economica, intesa come strumento di libertà e scelta.

Quante nostre scelte sono autenticamente solo nostre? Ogni nostro click alimenta algoritmi che ci spingono ad agire in un certo modo piuttosto che in un altro. Questa visione non è catastrofica, o meglio, lo è se non conosciamo le regole del gioco. Se invece comprendiamo prima di tutto noi stessi, le nostre leve motivazionali e i sistemi che ci influenzano, possiamo cogliere grandi opportunità di crescita e di sviluppo.

Come Regione Lombardia abbiamo voluto fortemente contribuire alle sfide lanciate da Feduf ai giovani di oggi ed è per questo che abbiamo sottoscritto, nel luglio 2019, un protocollo di intesa che ci permettesse di collaborare, ad esempio, alla bellissima iniziativa “Campioni di risparmio”, rivolta proprio ai giovani sportivi, con il contributo di grandi campioni e campionesse olimpiche.

Penso che il complesso periodo storico che stiamo vivendo non sia un passaggio come altri, ma una crisi che richiede a tutti una risposta di lungo periodo, un cambiamento radicale.

In questo senso, Regione Lombardia vuole incoraggiare i giovani a sviluppare e potenziare gli strumenti e le capacità necessari per capire, comprendere e fare delle scelte di vita di qualità, diffondendo un’informazione che va a formare una conoscenza e, quindi, una coscienza verso il presente e soprattutto verso il futuro.

Per essere protagonisti bisogna saper scegliere e oggi come mai, se non c’è consapevolezza non c’è conoscenza, non c’è competenza e non c’è diritto.

La parola chiave è “investire”: essere protagonisti del proprio presente, affinché sia possibile costruire un futuro di prospettiva che permetta il più possibile di potere e sapere scegliere.

La costanza nel tempo

di Gian Enrico Venturini, Vice Direttore Generale BPER Banca

L’attività formativa produce risultati apprezzabili quando si dispiega, costante, nel tempo: in questo senso introdurre appuntamenti periodici, occasioni in cui confrontarsi tempo via tempo favorisce la creazione di un gruppo che può via via crescere, restando sempre ingaggiato sulle tematiche di interesse.

Con questo proposito, nell’ormai lontano 2006, pensammo, come BPER Banca, ad un incontro pubblico da tenersi in un giorno immediatamente successivo alla annuale lettura delle Considerazioni Finali del Governatore della Banca d’Italia, avvalendoci della collaborazione dello stesso Istituto di Vigilanza, nonché del CEFIN dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

Le indicazioni di politica economica che il Governatore formula con tale messaggio, specie ove opportunamente commentate, potevano rivelarsi di interesse anche per i non addetti ai lavori, in ragione degli impatti che queste determinano sulla vita quotidiana di ciascuno.

L’intuizione colse nel segno: l’esperienza prosegue ininterrotta, anno dopo anno, da allora, con relatori estremamente qualificati, alla presenza di una platea sempre molto attenta, che si pone sovente in modalità di interazione con gli oratori.

Anche in questo modo, ci piace pensare, si può contribuire allo sviluppo di una miglior coscienza e conoscenza sule tematiche bancarie e finanziarie.

La sostenibilità trasversale

di Luigi Ferrata, Segretariato ASviS, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile

Legando l’inclusione finanziaria agli obiettivi di sviluppo sostenibile, si rafforza il messaggio che la sostenibilità non riguarda solo questioni ambientali, ma è trasversale ad ogni aspetto dell’agire umano, cercando di superare un fraintendimento che spesso è molto presente sia a livello politico sia nell’opinione pubblica.

Da questo punto di vista, sebbene non sia esplicitamente menzionata nell’Agenda 2030, l’inclusione finanziaria costituisce uno dei minimi comuni denominatori attraverso i quali è possibile implementare i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, anzi si potrebbe dire che è sussidiaria, una condizione imprescindibile per cambiare il modello di sviluppo perseguito fino ad ora.

Ad esempio tra i target del goal 1 “Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo”, si fa esplicito riferimento alla necessità di assicurare a tutti l’accesso a servizi di base tra cui i servizi finanziari e la microfinanza. Il goal 2 “Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile” sottolinea che l’accesso ai servizi finanziari è uno strumento per “raddoppiare la produttività agricola e il reddito dei produttori di alimenti su piccola scala”. Anche il goal 5 “Raggiungere l’uguaglianza di genere, per l’empowerment di tutte le donne e le ragazze” lega l’accesso ai servizi finanziari alla parità di genere. Passando al goal 8 “Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti” si enfatizza il ruolo dei servizi finanziari nella creazione di lavoro e di imprenditorialità.

Questa forte attenzione sull’inclusione finanziaria nasce dalla consapevolezza che l’esclusione ha degli impatti negativi altissimi. È sufficiente pensare che ad oggi circa un terzo della popolazione mondiale e in particolare un miliardo di donne, non ha accesso ai servizi finanziari di base, cioè non può accendere un mutuo, stipulare un contratto assicurativo, avere un conto corrente, effettuare un pagamento a distanza, con tutti le conseguenze che ne derivano sia in termini di mancata crescita economica e benessere sociale, sia per quanto riguarda la scarsa trasparenza e tracciabilità, il rafforzamento della criminalità e anche l’evasione fiscale.

L’inclusione finanziaria può essere perseguita soprattutto attraverso due strategie d’azione. La prima potrebbe essere basata su programmi di educazione finanziaria che giocano un ruolo fondamentale, mentre l’altra è legata allo sviluppo del fintech. Lo stesso Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres nel presentare la strategia per finanziare lo sviluppo sostenibile per il triennio 2018 – 2021 ha sottolineato la necessità di cogliere il potenziale offerto dall’innovazione finanziaria e dalla digitalizzazione per garantire pari accesso ai servizi finanziari e contribuire ad esempio ad abbattere barriere logistiche che impediscono lo sviluppo, incrementando sicurezza e trasparenza.

L’educazione finanziaria sui banchi di scuola

del Prof. Giovanni Quaglia - Presidente della Fondazione CRT

Quando, al mio secondo anno di università, riuscii a comprare una 500 con 250 mila lire faticosamente risparmiate fino ad allora, fu per me una soddisfazione enorme. Quell’auto “di terza mano”, che ai miei occhi appariva una meraviglia, mi dava il senso di un bene conquistato con tenacia e, perciò, particolarmente meritato. Ero nato e cresciuto in una famiglia non ricca, nelle campagne del Cuneese, in un contesto di generale povertà come quello dell’Italia postbellica: già da bambino ero stato educato al valore del denaro, alla necessità di prendersene cura sempre, gestendolo con attenzione, consapevolezza, rispetto.
Ancora oggi, a distanza di parecchi anni, avendo ricoperto molti ruoli al servizio delle istituzioni, sia private sia pubbliche, conservo lo stesso approccio responsabile nell’amministrazione delle risorse, a maggior ragione quando - come nel caso della Fondazione CRT, che ho l’onore di presiedere - esse traggono origine dall’antico patrimonio delle comunità diffuse sul territorio.
L’educazione finanziaria deve cominciare, a mio avviso, fin dall’infanzia, sui banchi di scuola: imparare a gestire il denaro in modo appropriato è certamente un tema importante quanto la disponibilità del denaro stesso, per far fronte adeguatamente alle proprie necessità, così come per cogliere opportunità e per aiutare altri. Questa considerazione vale sempre per ogni bilancio, sia esso di una singola persona, di una famiglia, di un’impresa, di un ente, persino della Nazione, per garantire servizi essenziali come l’istruzione, il welfare, la giustizia, la sicurezza, o per finanziare gli investimenti, senza i quali non c’è sviluppo.

Poche settimane fa, Salvatore Rossi, già Direttore Generale della Banca d’Italia e Presidente dell’Ivass, ricordava che in Italia solo poco più del 30% degli adulti ha conoscenze finanziarie “adeguate”, meno della metà della media degli altri Paesi avanzati. Questa inadeguatezza è un problema grave, non solo per ogni cittadino, ma per l’intero Paese, se si pensa che la tutela del risparmio trova espressione addirittura nella Costituzione.

È il motivo per cui la Fondazione CRT - tramite il proprio progetto Diderot per le scuole del Piemonte e della Valle d’Aosta - fornisce da anni agli studenti utili competenze di “cittadinanza” economica, spesso escluse dai programmi ministeriali, proprio per evitare che nozioni basilari per la vita di ciascuno siano lasciate alla buona volontà di apprendimento dei singoli, con i rischi dovuti alla crescita della complessità, della disinformazione, della manipolazione. Alcune linee didattiche del Diderot, tra cui “Economi@Scuola” realizzata in collaborazione con FEduF, sensibilizzano bambini e ragazzi sull’uso consapevole del denaro e del risparmio, li informano sui modelli economici e sugli stili di consumo sostenibili in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU, diffondono la cultura della prevenzione da dipendenze pericolose e costose come il gioco d’azzardo, un fenomeno che ha assunto proporzioni drammatiche a livello nazionale, come testimoniano i tanti casi di cittadini vittime di sovraindebitamento e usura.
Per questo, in linea con la propria mission orientata alla crescita del territorio, la Fondazione CRT ha costituito oltre vent’anni fa La Scialuppa CRT Onlus, fondazione antiusura: accanto a interventi concreti di contrasto e aiuto alle persone o alle piccole imprese economicamente e socialmente più fragili - oltre 14.000 consulenze gratuite e 2.200 finanziamenti bancari assistiti dalla garanzia della Scialuppa per circa 40 milioni di euro - i volontari di questa importante realtà della grande famiglia della Fondazione CRT mettono in campo preziosi strumenti culturali in sinergia con le istituzioni. Un lavoro di squadra indispensabile per costruire una più solida consapevolezza economico-finanziaria tra i cittadini e una più corretta educazione all’attenta gestione di ogni bilancio.

Tutte le nostre attività operano per il raggiungimento dei 17 goal richiesti dall’agenda 2030 dell’ONU.