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“Il Punto” è la rubrica istituzionale che ospita brevi interventi di esperti autorevoli sui temi dell’educazione finanziaria e dell’inclusione.
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La sintesi tra il rigore dei contenuti e l’efficacia degli strumenti
di Umberto Filotto - Professore Ordinario di Economia delle Aziende di Credito e Retail Banking presso l’Università di Roma “Tor Vergata”, Segretario Generale Assofin e Coordinatore Comitato Scientifico FEduF
Di cosa parliamo quando parliamo di educazione finanziaria (d’ora in avanti EF)? La risposta parrebbe univoca e scontata ed invece non appena si approfondisce un po’ l’argomento si scopre che consumatori, studiosi, politici, giornalisti, commentatori hanno spesso idee, oltreché approcci differenti sull’EF. Proviamo quindi a mettere un po’ d’ordine prendendo come riferimento la disposizione di legge a cui in Italia siamo tutti tenuti ad allinearsi: le Disposizioni generali concernenti l’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale (art. 24-bis L. 15/2017) la qualificano come “il processo attraverso il quale le persone migliorano la loro comprensione degli strumenti e dei prodotti finanziari e sviluppano le competenze necessarie ad acquisire una maggiore consapevolezza dei rischi e delle opportunità finanziarie”.
Dunque la EF è un processo dinamico (e per questa non va confusa con la literacy o alfabetizzazione che rappresenta un dato puntuale relativo al livello di conoscenza di un determinato gruppo di persone) che deve caratterizzarsi per trasparenza e correttezza formale, requisiti fondamentali in quanto i suoi obiettivi sono il miglioramento qualitativo e quantitativo delle conoscenze, una maggiore conoscenza e padronanza degli strumenti finanziari, una più approfondita comprensione delle dinamiche economiche.
Se la EF è dunque fondamentale per consentire alle persone di assumere un ruolo attivo ed indipendente nella società va tuttavia evidenziato che non pochi ostacoli si frappongono alla sua erogazione ed esecuzione. Come tradurre e rendere fruibili, garantendo però rigore e precisione, temi difficili, fitti di terminologie tecniche molto specifiche, zeppe di calchi semantici e prestiti dall’inglese?
E in questo si delinea il primo e fondamentale compito del Comitato Scientifico: contribuire a utilizzare un approccio che unisca all’accuratezza scientifica, alla correttezza e alla neutralità dei contenuti, la capacità di mediazione culturale e di divulgazione scientifica delle attività di FEduF.
Una delle sfide principali è quella di garantire che l’educazione finanziaria sia efficace e coinvolgente, ma, al tempo stesso, contenuti e metodi devono essere adeguati al livello di sviluppo di ogni gruppo di stakeholder con il quale la Fondazione dialoga.
Prendiamo ad esempio la scuola: la gestione del carico di lavoro e il volume di contenuti da veicolare deve tener conto che i curricula scolastici sono già sovraccarichi; aggiungere materie, temi significa sfidare le leggi della fisica sull’impenetrabilità dei corpi. Occorre invece giocare sull’ottimizzazione dei contenuti, sulla sintonia tra metodi di insegnamento e fasi dell’apprendimento, sulla motivazione e sull’interesse dei destinatari.
Ed è proprio in questa direzione che si muove l’attività del Comitato Scientifico, la cui ragione d’essere è quello di creare la sintesi tra rigore dei contenuti ed efficacia degli strumenti e il cui metodo di lavoro deve quindi sempre valorizzare le sinergie tra accademici e divulgatori in un’ottica che abbina approccio scientifico, competenza, esperienza didattica e, last but not least, approccio valoriale, da sempre proposto da FEduF in linea con il pensiero dell’economia civile e dell’agenda 2030.