Educazione finanziaria, digitale e inclusione: una sfida culturale e tecnologica

Serafino Sorrenti - Chief Information Security Officer con esperienza pluriennale in ambito sicurezza digitale, protezione dei dati e gestione del rischio tecnologico. Ha collaborato con enti pubblici e privati per promuovere una cultura della sicurezza informatica integrata con i temi dell’educazione, della sostenibilità e dell’inclusione. Convinto sostenitore di un approccio etico all’innovazione, lavora per rendere le tecnologie digitali accessibili e sicure per tutti, in particolare per le nuove generazioni.
 

1. Perché è importante promuovere l’educazione finanziaria nelle scuole, anche in relazione alla cybersecurity e al digitale?

In un contesto sempre più digitale, l’educazione finanziaria non può essere scissa dalla conoscenza delle dinamiche di sicurezza informatica. I giovani utilizzano quotidianamente strumenti digitali per gestire risorse economiche, spesso inconsapevoli dei rischi associati a truffe online, furti d’identità o pratiche scorrette di gestione dei dati.

Come istituzioni, abbiamo il dovere di fornire alle nuove generazioni le competenze per navigare in modo sicuro nel mondo digitale e finanziario, promuovendo una cultura della prevenzione e della responsabilità individuale.

2. Come possono i big data contribuire a una maggiore inclusione sociale e sostenibilità, anche in ambito educativo?

I big data, se utilizzati in modo etico e trasparente, rappresentano un potente strumento di equità e sostenibilità. Possono supportare politiche educative più eque, monitorare fenomeni di esclusione sociale e guidare interventi mirati, soprattutto nelle aree più fragili del Paese.

In chiave ambientale, l’analisi dei dati permette di promuovere modelli di consumo più responsabili, sostenere iniziative green e ottimizzare l’allocazione delle risorse. L’importante è che queste tecnologie siano messe al servizio del bene comune e non delle sole logiche di profitto.

3. Il gaming può essere uno strumento educativo? Se sì, come può contribuire allo sviluppo della consapevolezza finanziaria e digitale nei giovani?

Il mondo del gaming ha ormai superato la semplice dimensione dell’intrattenimento, trasformandosi in uno spazio formativo e di sperimentazione educativa. Molti giochi incorporano dinamiche economiche complesse che insegnano, anche inconsapevolmente, principi di gestione delle risorse, investimento e rischio.

Oggi, le tecnologie più avanzate, grazie all’integrazione dell’intelligenza artificiale, stanno rivoluzionando ulteriormente il settore: siamo in grado di identificare in tempo reale l’età del giocatore, monitorarne il livello di stress e personalizzare l’esperienza in base a parametri comportamentali. Questo consente di proteggere le fasce più vulnerabili, come i minori, e di promuovere un utilizzo del gioco consapevole, educativo e rispettoso dei limiti individuali.

La tecnologia, se guidata da obiettivi etici e sociali, può diventare un alleato prezioso per la formazione civica e finanziaria, contribuendo allo sviluppo del Paese in modo inclusivo.

4. Quali sono i principali rischi digitali per i giovani oggi, e come può la scuola prepararli ad affrontarli?

I rischi digitali per i giovani sono molteplici e in continua evoluzione: si va dal cyberbullismo all’adescamento, dal furto d’identità fino alla disinformazione finanziaria, spesso diffusa attraverso canali social o influencer non qualificati.

La scuola deve diventare un presidio di educazione critica, in grado di fornire agli studenti strumenti per riconoscere le minacce, gestire responsabilmente la propria identità digitale e sviluppare un pensiero autonomo e informato. L’educazione alla sicurezza digitale deve essere integrata nei percorsi curricolari, come parte fondamentale della cittadinanza digitale.

5. Come si può rendere l’educazione digitale e finanziaria più inclusiva?

L’inclusività parte dal riconoscimento della diversità: linguistica, culturale, cognitiva. Un’educazione davvero inclusiva deve adattarsi ai bisogni di tutti, offrendo strumenti comprensibili, accessibili e modulari.

In questo senso, le tecnologie digitali possono essere un grande alleato, se utilizzate con intelligenza e responsabilità. Le istituzioni scolastiche, in collaborazione con le imprese e gli enti pubblici, devono costruire percorsi formativi che parlino il linguaggio dei giovani, valorizzino le loro competenze digitali native e promuovano l’inclusione come valore fondante di una società moderna e resiliente.

Conclusione

Siamo di fronte a un cambio epocale che va oltre l’evoluzione tecnologica: si tratta di una vera e propria trasformazione culturale. Le competenze digitali e finanziarie, oggi, non sono più un’opzione, ma una necessità trasversale per ogni cittadino. Tuttavia, la tecnologia da sola non basta. Serve una visione inclusiva, che metta al centro la persona, valorizzi le diversità e promuova l’accesso equo al sapere.

Come istituzioni, imprese e comunità educante, abbiamo la responsabilità di accompagnare questo cambiamento con consapevolezza, etica e coraggio, affinché l’innovazione diventi davvero uno strumento al servizio del Paese e della coesione sociale.