Vincere la sfida europea con metodo

Prof. Gian Marco Mensi - piemontese trapiantato nelle Marche per famiglia e perché c’è il mare dopo un lungo periodo di lavoro all’estero. Insegno Economia Aziendale all’ITET Bramante Genga di Pesaro e ho collaborato con diverse università italiane e straniere. Cerco di trasmettere la mia esperienza e di stimolare lo spirito critico negli studenti: nel business le verità assolute non esistono.

1. Due studenti della sua classe hanno vinto l’European Money Quiz Italia 2020 classificandosi al primo e al terzo posto. Quale ingrediente può aver fatto la differenza rispetto a tutti gli altri partecipanti?

Sicuramente l’impegno nell’approfondire i temi di Educazione Finanziaria, anche grazie agli interventi degli esperti UBI Banca ed al materiale preparato dalla Banca d’Italia. Poi l’attenzione all’apprendimento dei concetti più importanti attraverso lo studio di casi reali, come vedere l’effetto del rialzo dei dazi su un’azienda con un portafoglio clienti molto concentrato e non abbastanza diversificato. Infine la dimestichezza con test di tipo elettronico: anche prima dell’emergenza COVID-19 utilizzavamo già regolarmente piattaforme di didattica digitale quali l’ottimo Moodle.

2. Come riesce a coinvolgere i ragazzi su temi non sempre facili come l’economia e la finanza?

In questo sono avvantaggiato, in quanto insegno Economia Aziendale in un istituto tecnico economico in un corso con specifico approfondimento disciplinare: i miei studenti normalmente sono molto motivati ed attenti a questo tipo di argomenti.

3. Qual è il rapporto che i giovani di oggi hanno con il denaro?

Non c’è un approccio univoco e molto dipende dalla famiglia: nostro compito è quello di estendere la loro consapevolezza riguardo l’importanza di temi fondamentali come il risparmio e la crescita sostenibile. Generalmente sono molto ricettivi ad utilizzare metodi elettronici di pagamento, ma sono anche suscettibili ad eccessivi entusiasmi per strumenti complessi quali i criptoassets.

4. Questa emergenza sanitaria ed economica determinerà tantissimi cambiamenti nelle nostre abitudini e comportamenti. Cosa si augura possa migliorare dal punto di vista della didattica?

Questi mesi di didattica telematica al 100% sono stati difficili sia per gli studenti che per i docenti, ma hanno anche offerto importanti stimoli per la nostra crescita professionale. Personalmente mi sono trovato meglio con le classi in cui insegnavo già da almeno un anno, mentre ho trovato più difficoltà con le altre, soprattutto per una mancanza di conoscenza reciproca e per l’assenza dello spirito di squadra che aiuta in situazioni così impegnative. Credo che la sfida dell’insegnamento post COVID-19 sia proprio trovare un giusto mix tra metodi tradizionali centrati sui rapporti interpersonali e utilizzo delle piattaforme didattiche online, che andranno integrate in modo strutturale nell’offerta scolastica anche quando l’emergenza sarà terminata.