L’impatto della green economy

Caterina Lucarelli, Professore Ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari, insegna Economia del Mercato Mobiliare ed Economia delle Aziende di Credito presso la Facoltà di Economia dell’Università Politecnica delle Marche, dove è anche Coordinatore del Dottorato di Ricerca in Management & Law. Le sue aree di ricerca sono, in particolare, i comportamenti nelle decisioni di incertezza e di rischio, la tolleranza al rischio nelle scelte di investimento, assicurative e previdenziali, la microstruttura del mercati finanziari, il Wealth Management, gender, imprenditorialità e sostenibilità. Si occupa di progetti di Educazione Finanziaria, a livello nazionale e recentemente è componente dell’Arbitro Bancario e Finanziario - Collegio di Bologna. È autrice di numerosi articoli e libri in lingua italiana e di pubblicazioni internazionali.


1. Partiamo dall’uso consapevole del denaro da parte dei cittadini italiani. Che idea si è fatta?

Con soddisfazione, negli ultimi anni sono da annoverare tantissime iniziative che, a livello pubblico e privato, si sono profuse per diffondere informazioni e strumenti volti a migliorare la consapevolezza nelle scelte finanziarie. Resta solo da sperare che i cittadini italiani vogliano dedicare interesse, impegno e tempo per attingere da questi strumenti di educazione, e capire come usare il denaro in modo consapevole.

2. La green economy sembra la soluzione ottimale per farci diventare migliori investitori, migliori consumatori e migliori cittadini. Ma di cosa si tratta e quanto ne sappiamo nel nostro Paese?

La green economy sembra la risposta per puntare ad uno sviluppo economico, anche sostenibile. Questo, però, richiede una visione di medio-lungo periodo e va coniugato con obiettivi anche di carattere sociale. L’Italia si è adeguata sul piano legislativo ai grandi Accordi internazionali che sono andati in questa direzione. Tuttavia, tra i cittadini esiste ancora molta confusione ed incertezza sulle azioni individuali che possono essere intraprese.

3. Cosa sono gli investimenti sostenibili e come si collegano all’Agenda 2030?

L’Agenda 2030 è il programma d’azione, con 17 obiettivi di sviluppo sostenibili, adottato dai 193 Paesi membri delle Nazioni Unite nel 2015. L’obiettivo 13, in particolare, stabilisce la lotta contro il cambiamento climatico, e viene ripreso dall’Accordo di Parigi, sempre del 2015. Tuttavia, è evidente che gli obiettivi di questi Accordi non sono raggiungibili senza un’adeguata mobilitazione di risorse finanziarie, che poi si definiscono “investimenti sostenibili”.

4. In che modo l’Unione Europea sta provando a supportare gli sforzi della “finanza verde”?

La “finanza sostenibile” è uno dei pilastri delle politiche UE sulla sostenibilità. A sua volta, essa si fonda su tre fronti di lavoro: 1. la Tassonomia, un sistema unificato di classificazione che definisce le attività aziendali sostenibili; 2. la Disclosure, un regime di trasparenza che fornisce le informazioni necessarie per le scelte di investimento sostenibili; 3. I rating ESG, misurazioni sintetiche di quanto un investimento sia sostenibile, in termini di attributi ambientali, sociali e di governo del business.

5. Da qualche anno ci sentiamo tutti più ecosostenibili ma la strada per l’alfabetizzazione sembrerebbe ancora in salita. Cosa ne pensa?

I cittadini italiani sono spaventati dai rischi ambientali, ma hanno scarse conoscenze sul tema della sostenibilità. Soprattutto, sono ancora restii ad accettare le rinunce personali che la sua difesa comporta. Occorre educare ad un cambiamento di percezione dell’investimento sostenibile, che non va (fra)inteso come azione di “beneficienza”. Si tratta, invece, di un’azione concreta di responsività ambientale e sociale. Si apre una nuova Era dell’Educazione alla Consapevolezza.