L’aria che tira

Gianmaria Pica

1. L’educazione finanziaria è oggi più che mai un tema di importante attualità, che nel nostro Paese è diventato oggetto di dibattito politico e istituzionale. Qual è l’aria che tira in Italia?

Sorrido: il caso vuole che io lavori come giornalista in un programma della mattina di LA7 che si chiama proprio L’Aria Che Tira. Ma bando alle chiacchiere, l’aria che tira sull’educazione finanziaria nel nostro Paese? Secondo me lascia un po’ a desiderare. All’Aria Che Tira ci siamo occupati spesso di questo tema, di italiani truffati dagli istituti finanziari, della sottoscrizione di titoli dal rischio altissimo all’insaputa degli stessi investitori, di risparmiatori a cui è stato presentato un prodotto complicato (opzioni, derivati, obbligazioni subordinate, eccetera) senza che avessero un’elementare cultura finanziaria. Il problema non è tanto scegliere se investire o no in un prodotto finanziario. Ognuno di noi è libero di farlo, ma dovrebbe quantomeno essere consapevole dei rischi nel sottoscrivere quel determinato prodotto. Il tutto è risolvibile semplicemente applicando le regole vigenti. Nulla più. La Mifid, per esempio, dovrebbe obbligare le banche a classificare i propri clienti sulla base delle loro conoscenze finanziarie. Poi, però, abbiamo visto casi (come l’affaire Banca Entruria) in cui le Mifid venivano addirittura precompilate dal funzionario dell’istituto di credito.

2. Le esperienze internazionali ci mostrano come la scuola rappresenti di fatto un canale privilegiato, sia nell’informazione rivolta ai giovani sia nella costruzione di una cultura consapevole sui temi economici e finanziari. Quanto deve essere ancora fatto?

Deve essere fatto ancora tutto. In Italia nella scuola tradizionale non viene insegnato nulla di economia e finanza. Parlando con gli adolescenti emerge che per esempio anche l’ora di “educazione civica” non si fa più. I più fortunati sono gli studenti delle scuole in cui “educazione civica” si insegna per un paio di ore al mese. Troppo poco. L’educazione finanziaria è altrettanto importante. Tutto il mondo gira sull’economia: anche le tematiche più lontane dalla finanza come quelle civili e religiose. Il problema vero è: gli insegnanti italiani sono in grado di tenere una lezione di educazione finanziaria?

3. Spesso si parla di educazione finanziaria legandola soltanto ad aspetti socio-culturali e tralasciando invece i vantaggi economici del diventare un investitore/risparmiatore attento ed informato; è però importante che i giovani recepiscano i benefici connessi ad una buona educazione finanziaria. Il canale digital può rappresentare in quest’ottica uno strumento di comunicazione efficace?

Il canale digital è sicuramente uno strumento di comunicazione efficace. Ma non è sufficiente. Prima di investire bisogna studiare, studiare, studiare. Io, in passato, pur occupandomi spesso di questi temi, ho perso una piccola parte dei miei risparmi (pochi euro per fortuna) in Borsa. Non si scherza con i soldi e con la finanza. È una materia complicata che per essere maneggiata senza rischi deve essere approfondita. Perfino i più grandi investitori mondiali (Soros e Buffet su tutti) non smettono mai di studiare la materia. La sola informazione digitale non è sufficiente. Senza lo studio approfondito non si può investire nella finanza.