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1. Quali sono i principi fondanti dell’Economia Civile?
Parlare di economia civile, non è riferirsi ad un’“altra economia” ma recuperarne il senso originario, l’oikos nomos greco (le regole della casa) sottolineando che la definizione stessa offre la possibilità di superare quelle derive individualistiche e utilitaristiche che hanno segnato il mainstream teorico per circa due secoli e hanno portato ad identificare nella massimizzazione del profitto l’unico obiettivo di imprese e società. Quindi un approccio che mette in rilievo la reciprocità, la cooperazione, la gratuità, l’attenzione all’ambiente, la cura dei più fragili risponde maggiormente alle problematiche più evidenti che caratterizzano l’attuale panorama interno e internazionale.
2. Perché Antonio Genovesi, scrittore, filosofo, economista e sacerdote italiano del 1700, è tornato ad essere così attuale?
Perché è stato il primo, a Napoli, a mettere in evidenza questo cambio di prospettiva. Infatti la circostanza apparentemente negativa di vedersi negata la cattedra di Teologia, per posizioni troppo progressiste per la Controriforma cattolica, lo porta ad occupare, primo in Europa, una cattedra di “commercio e meccanica”, nel 1753. E vi insegnerà, come egli stesso disse “l’economia civile”, partendo dal presupposto che l’uomo è per natura amico dell’altro uomo, superando la visione dell’“homo homini Lupus” di hobbesiana memoria che ha invece caratterizzato la visione economica dominata dal self interest. Per Genovesi il mercato è il luogo del mutuo vantaggio, della mutua assistenza e l’economia è scienza della “pubblica felicità”.
3. Perché c’è bisogno di diffondere i principi dell’Economia Civile in tutte le scuole di ogni grado del nostro Paese?
Per onestà intellettuale e per senso di responsabilità dobbiamo dire in modo chiaro ai nostri ragazzi, cominciando dai più piccoli che un sistema economico fondato sull’egoismo individuale ha portato alle conseguenze che tutti abbiamo sotto gli occhi, dal riscaldamento globale, all’aumento delle disuguaglianze, al dilagare dell’infelicità e conseguente perdita di senso della vita di tanti. I giovani hanno dimostrato in molte circostanze di essere molto sensibili a queste tematiche che riguardano il loro presente e il loro futuro, quindi dobbiamo sostenerli.
4. Cosa si intende per beni comuni e beni relazionali?
La teoria economica ha prestato molta attenzione alla distinzione tra beni privati e pubblici: rivali ed escludibili i primi, l’opposto i secondi; ma le situazioni che abbiamo già evidenziato sottolineano l’importanza di quei beni quali l’ambiente, quindi le risorse naturali, l’acqua, che sono sì non escludibili, nel senso di essere accessibili a tutti, ma possono presentare un problema di rivalità, cioè, non ce n’è per tutti e alla fine si può arrivare alla distruzione. Una quarantina d’anni fa, poi, alcuni teorici, sociologi, filosofi ed economisti, hanno messo in evidenza che le relazioni tra le persone sono veri e propri “beni” che danno valore diverso alle nostre interazioni anche economiche (un esempio banale per tutti: cambiamo casa, ma continuiamo a tornare in quel bar a prendere il caffè perché il barista è cordiale, attento e il prodotto particolarmente curato).
5. Lo scenario internazionale sembra voler scardinare gli obiettivi di sostenibilità economica, ambientale e sociale sul cui perseguimento tanto si è lavorato nell’ultimo decennio. Che idea si è fatta di questi eventi recenti?
Sono un sicuro assalto a quella democrazia costruita faticosamente per tanti anni. L’Economia civile ci insegna il valore e l’importanza della società civile nell’assetto complessivo. Quindi è il momento di non restare impassibili, esercitando quegli strumenti di democrazia economica che tutti abbiamo a disposizione esercitando un consumo responsabile e adeguate scelte finanziarie. Ci verrà detto che il nostro ruolo è piccolo e insignificante, ma sappiamo che non lo sono state tante battaglie condotte dai consumatori. Rimanendo indifferenti, poi, consentiamo alle tendenze evidenziate nella domanda di affermarsi liberamente.