Il terapista finanziario

Intervista al Prof. Duccio Martelli, Università di Perugia

1. Nella tua biografia si legge che tra i tuoi principali interessi di ricerca figura la finanza comportamentale. Ci spieghi brevemente quali sono i principi di questa disciplina?

Siamo più o meno tutti consapevoli che le emozioni e gli stati d’animo influenzano le decisioni quotidiane di ciascuno di noi, in campo finanziario e non. Tuttavia, in passato la maggior parte dei ricercatori in campo economico ipotizzava che i soggetti fossero razionali, ossia in grado di prendere sempre la miglior decisione possibile, riuscendo ad analizzare in maniera accurata tutte le informazioni necessarie per giungere alla scelta ottimale. Le emozioni quindi non avevano alcun peso.
A partire dalla fine degli anni Sessanta, tuttavia, alcuni studiosi hanno iniziato a mettere in dubbio tale ipotesi, dimostrando invece come i soggetti sono soliti prendere le decisioni non solo a seconda delle emozioni e degli stati d’animo del momento, ma anche in funzione del modo in cui le informazioni sono presentate e dei preconcetti o stereotipi che gli individui possono avere. Nel corso degli anni è stato quindi dimostrato come i soggetti tendono a comportarsi in maniera differente rispetto a quanto suggeriva l’allora teoria dominante. Da questi studi nasce il filone di ricerca della finanza comportamentale, che cerca di spiegare il processo decisionale degli individui in campo finanziario, tenendo in considerazione non solo gli aspetti oggettivi di un problema (come ad esempio le informazioni a disposizione), ma anche i fattori soggettivi, ossia come queste informazioni vengono effettivamente percepite da ciascun soggetto, oltre che gli aspetti emotivi e psicologici di ogni individuo. Nel corso degli ultimi venti anni, gli studi in campo comportamentale hanno registrato un forte incremento, spinti anche dall’assegnazione del Premio Nobel per l’Economia nel 2002 a uno dei padri fondatori della disciplina, Daniel Kahneman che, insieme al collega Amos Tversky (prematuramente scomparso), fu tra i primi ad applicare in maniera sistematica i principi della psicologia al mondo della finanza e dell’economia. Più recentemente due ulteriori premi Nobel sono stati assegnati a studiosi della materia: quello vinto da Robert Shiller nel 2013, che ha sancito la definitiva consacrazione della finanza comportamentale, fino ad allora considerata un filone di studi marginali, e quello ancor più recente assegnato a Richard Thaler, che nel corso degli anni è riuscito ad applicare i principi comportamentali nella realtà quotidiana di ciascuno di noi. Occorre tuttavia ricordare che in precedenza un altro premio Nobel era stato assegnato a Herbert A. Simon per aver evidenziato come gli individui non giungono quasi mai alla scelta ottimale, ma si fermano molte volte alla prima alternativa che reputano essere soddisfacente. Se dobbiamo acquistare infatti un paio di scarpe, non giriamo tutti i negozi della città o visitiamo tutti i siti web; di solito le acquistiamo nel primo negozio che applica un prezzo che riteniamo interessante.

2. Tornando a Thaler, cosa significa che è riuscito a portare la finanza comportamentale nella vita di tutti i giorni?

Thaler è famoso per aver coniato il termine “spintarella gentile” (in inglese nudge), che esprime il concetto di aiutare le persone a fare una scelta migliore, senza limitare tuttavia le possibili alternative. Nella realtà quotidiana numerosi sono gli esempi di nudging; uno dei più famosi (e coloriti) è certamente un esperimento che lo stesso Thaler ha condotto nel bagno degli uomini all’aeroporto di Amsterdam, facendo installare dei sanitari con dipinta una mosca al loro interno. La maggior attenzione che gli uomini mettevano nel colpire la mosca, ha ridotto lo sporco dei bagni dell’80%, permettendo quindi all’aeroporto di abbattere i costi di manutenzione e pulizia di diversi milioni di euro all’anno. Numerose tuttavia sono le situazioni durante l’arco della giornata in cui siamo inconsapevolmente in presenza di una spintarella gentile; da qui la forza della stessa: quella di modificare i comportamenti degli individui senza alcuno sforzo da parte dei diretti interessati. Anche in campi al di fuori della finanza, la spintarella gentile ha effetto: è stato ad esempio dimostrato come semplicemente riducendo la grandezza dei piatti, i soggetti sono portati a provare prima un senso di sazietà, rispetto all’utilizzo di piatti di più grandi dimensioni. Basta quindi poco per cambiare il nostro comportamento in maniera indolore e per il nostro bene; occorre solo trovare la “spintarella” giusta. Proprio per questo motivo negli anni più recenti numerosi governi hanno creato dei gruppi di lavoro per attuare politiche di benessere sociale mettendo in pratica i principi della “spintarella gentile” ispirati da Thaler.

3. Sempre con riferimento alla finanza comportamentale, in quale modo sei arrivato a occupartene in prima persona?

Mi sono avvicinato alla finanza comportamentale fin dall’età di sei anni; allora non sapevo che si chiamasse in questo modo, ma avevo capito che la psicologia giocava un ruolo determinante in campo finanziario. Il tutto è avvenuto grazie a mio padre, responsabile investimenti di una banca: seguendolo nella sua operatività, specie nella gestione delle finanze familiari, ho appreso i primi rudimenti di analisi tecnica e di gestione del portafoglio, iniziando a capire come individuare i principali stati d’animo che gli investitori provano nei vari momenti di mercato (avidità, euforia, paura, …). Il mio interesse per la psicologia e la finanza è proseguito anche negli anni successivi, portandomi prima a scrivere una tesi universitaria sul tema e poi a frequentare durante gli anni del dottorato di ricerca una summer school presso la Harvard University proprio sulla finanza comportamentale, l’unico corso allora disponibile a livello internazionale. La vita ha voluto che alcune estati dopo quell’esperienza sia io a trovarmi dall’altro lato di quella cattedra: oggi insegno infatti i concetti legati alla finanza comportamentale applicata al mondo delle aziende a studenti e manager che da ogni parte del mondo vengono ogni estate ad Harvard per conoscere o approfondire tali tematiche.

4. Molti studi dimostrano come il denaro abbia un impatto significativo non solo sulla sfera finanziaria degli investitori, ma più in generale sul loro benessere psico-fisico. Ed è proprio a te che si deve l’introduzione in Italia di una nuova figura professionale, quella del terapista finanziario. Ci racconti di che si tratta?

Da un lato, l’associazione degli psicologi americani ha dimostrato come il denaro sia la causa principale di stress per tre quarti della popolazione, nonché il motivo più frequente di litigio nelle coppie. Dall’altro, numerose ricerche evidenziano come i rendimenti dei portafogli degli investitori siano profondamente influenzati (in maniera negativa) dalle scelte di acquisto e vendita dei soggetti in momenti sbagliati di mercati, anziché dalle performance dei titoli che compongono tali portafogli.
La terapia finanziaria rappresenta un nuovo modo di fare consulenza al cliente: in questo caso la consulenza non riguarda i singoli prodotti, ma si concentra sul modo in cui i clienti approcciano il denaro. Per migliorare quindi la salute finanziaria dei clienti, la terapia finanziaria indaga le connessioni fra gli aspetti economici, cognitivi, emotivi, comportamentali e relazionali del benessere finanziario. L’obiettivo di questa nuova disciplina è in ultima analisi quello di migliorare la qualità della vita degli individui, andando ad individuare e, ove necessario, correggere le fonti di stress e le cattive abitudini passate, che stanno ancora generando dannosi comportamenti in campo finanziario. La terapia finanziaria non è quindi rivolta alla cura di patologie legate al denaro, per le quali esistono invece figure specializzate, quanto alla correzione e prevenzione di credenze ed abitudini debilitanti che gli individui possono mostrare nella gestione quotidiana delle loro finanze. Alcune credenze sul denaro sono ad esempio che le persone ricche sono anche avide, che il valore di una persona è dato dalla sua ricchezza e che i soldi fanno la felicità. È stato dimostrato come per i soggetti, che presentano tali convinzioni in maniera accentuata, sia più facile sviluppare comportamenti patologici legati al gioco d’azzardo o comportamenti compulsivi di accumulazione o di spesa del denaro. La terapia finanziaria rappresenta una delle frontiere della ricerca nel campo degli investimenti, che presenta ottime opportunità di sviluppo nel prossimo futuro, visto che, come abbiamo capito, il rendimento del portafoglio è prevalentemente una questione di testa del cliente.

5. Alla luce della tua relazione quotidiana con gli studenti universitari, secondo te qual è il ruolo dell’educazione finanziaria nella loro formazione personale? Ci sono differenze con i loro coetanei statunitensi?

Purtroppo sappiamo molto bene che gli italiani si posizionano nella parte bassa delle classifiche, quando vengono confrontati i livelli di educazione finanziaria delle varie nazioni. Tali evidenze sono presenti anche quando paragoniamo solo le fasce giovani di più Paesi. A differenza degli studenti americani, ma anche di quelli del Nord Europa, gli italiani hanno infatti una minor familiarità con gli strumenti finanziari (dal conto corrente alle carte di pagamento, fino ad arrivare all’utilizzo di strumenti di investimento). I coetanei stranieri hanno invece una maggior dimestichezza con l’utilizzo di tali servizi e prodotti: la maggior parte di loro ha avuto già esperienze di investimento dirette in titoli azionari, anche se hanno superato da poco i venti anni. Ciò dipende da una pluralità di fattori, tra cui l’assenza di corsi di finanza personale rivolti proprio agli studenti, corsi che invece sono sempre più presenti nelle università statunitensi. In passato insieme ad un collega abbiamo provato a realizzare un percorso di finanza personale rivolto agli studenti, ma forse i tempi non erano maturi. Oggi i tempi lo sono certamente; occorre solo che il governo, ma più in generale tutta l’industry, decida di investire seriamente nell’educazione finanziaria del Paese.