Il valore del giving back

Enrico Galletti, nato nel 1999, 23 anni, fra i Top Under 30 italiani di Forbes. Giornalista da quando aveva 17 anni, il primo articolo firmato su un quotidiano cartaceo a 15. Da tre conduce Non Stop News, il programma di informazione della prima radio italiana, RTL 102.5, che ogni giorno ospita i protagonisti dell’attualità: dai politici ai commentatori, dai ministri agli sportivi. Da qualche mese ha assunto anche la conduzione dell’Indignato Speciale, storico format della domenica mattina che fa il punto sui fatti principali della settimana. A diciott’anni, quando andava a scuola, ha cominciato a scrivere per le cronache nazionali del Corriere della Sera. Citato da Massimo Gramellini nel Caffè del 10 maggio 2018 come «Giornalista intraprendente che fa ancora il liceo». Autore della postfazione de Il sex appeal dei corpi digitali (2016, FrancoAngeli).

 
 
1. In coda alla sua ricchissima bio leggiamo “Ora faccio quello che mi piace: parlo, scrivo, cerco storie e le racconto”. Se dovesse pensare ad un racconto che l’ha colpita legato ai soldi e alla loro gestione, cosa le verrebbe in mente?

“Subito, su due piedi, mi viene in mente la storia di un grande italiano, Leonardo Del Vecchio, recentemente scomparso. Portato in orfanotrofio a sette anni dalla madre in difficoltà economiche, ha seguito un corso di tipografia iniziando come garzone in un’impresa di medaglie. Decide così di partecipare a un corso di design a Brera, a 23 anni ottiene ad Agordo, nel Bellunese, un terreno messo a disposizione dal Comune per avviare attività imprenditoriali. Partito con una bottega per costruire montature, è arrivato all’impero Luxottica, ora fuso con la francese Essilor, che nel 2021 ha fatto registrare un fatturato di 21,5 miliardi di euro. Ciò che fa la differenza sta in una teoria molto semplice, che lui applicava, e per il quale è stato chiamato l’uomo del “giving back”, per il senso di riconoscenza che gli ha permesso di diventare un businessman sociale, con una gestione dei soldi fortemente orientata al tema della salute. Ha avviato in azienda un programma di assistenza sanitaria per i dipendenti e creato un’associazione ad hoc per salvare il Fatebenefratelli di Roma, con 100 milioni di euro. Poi il carrello della spesa ai dipendenti: alla fine del mese, 110 euro di spesa gratuita. Insomma, puoi essere ricco quanto vuoi, ma sono questi gesti – è la gestione dei tuoi soldi potremmo dire “al di là degli affari” – a fare la differenza”.

2. Nella sua esperienza privata di passaggio dal mondo accademico a quello lavorativo, quanto ha contato saper gestire in modo consapevole il denaro?

“Molto. Non è stato immediato. Rispondo con una battuta, che però a mio avviso nasconde un fondo di verità. Sono “innamorato” (concettualmente, si intende) di chi (in banca, in posta, dal commercialista) è in grado con straordinaria efficacia di spiegarti (riuscendoci) cosa stai pagando – dalle tasse agli interessi di un mutuo – e perché. Credo che sia proprio grazie a persone che svolgono nel modo corretto il proprio lavoro che gli individui – qualunque sia la loro occupazione – possono sviluppare una gestione consapevole del proprio denaro. Un tema che dovrebbe entrare nelle case di tutti”.

3. In qualità di portavoce dei giovani e di appassionato di digital e social, come vede l’approccio delle nuove generazioni rispetto all’uso della moneta digitale?

“Super favorevole. Basti pensare al dibattito che si è aperto in queste settimane a proposito dell’ipotesi di inserire un tetto in Manovra ai pagamenti con il pos. Ci sono abitudini e comportamenti che oggi rientrano a pieno titolo nel concetto di “normalità”: dal caffè pagato con l’orologio sul polso alla transazione al supermercato con il cellulare. Per non parlare degli acquisti online. Tornare indietro sarebbe negare il progresso”.