Il denaro di Pinocchio e il nostro

L’autrice braidese Margherita Testa ci racconta “Il denaro di Pinocchio e il nostro”, il Sussidiario di economia per insegnanti coraggiosi ed alunni curiosi

1. Cosa significa per lei promuovere l’educazione finanziaria a scuola?

Promuovere l’educazione economico-finanziaria a scuola significa colmare una grave lacuna, che è una delle cause dell’analfabetismo, diffuso in questo campo e da più parti denunciato, e di molti comportamenti irresponsabili nelle persone di ogni età; significa guidare le giovani generazioni a comprendere, con un approccio di tipo transdisciplinare, la complessità del mondo e a diventare cittadini attivi e responsabili: significa investire nel capitale umano, la nostra vera ricchezza.
L’economia, come la medicina, ha come fine la cura dell’uomo che sempre cerca di fuggire dalla miseria e dalla morte prematura; ci mette in relazione con gli altri, con le istituzioni e la natura, comprende produzione e distribuzione; per questo essa è connessa con l’etica e l’ecologia, è “umanistica” (secondo la definizione di Amartya Sen) ed è, fino a un certo punto, alla base della nostra stessa felicità.
E, poiché tratta della realtà, che non alza artificiosi steccati fra i suoi vari aspetti, l’economia ha una natura interdisciplinare, tocca i vari rami del sapere: storia, filosofia, geografia, letteratura, psicologia, sociologia, matematica, fisica, scienze, informatica...
Quindi, se vogliamo veramente incrociare le conoscenze economico-finanziarie con le scienze umane, sociali e scientifiche, coglierne le intersezioni in vista di un modello di sviluppo sostenibile, non dobbiamo riesumare la vecchia esperienza dell’educazione civica che fu introdotta nella scuola alla fine degli anni Cinquanta e fu affidata tout court al solo docente di storia.
Abbiamo bisogno di fondi ad hoc, di un monte ore congruo e di un team di insegnanti di diversa estrazione culturale, disposti e formati a lavorare in compresenza, a cogliere e sviluppare le relazioni che legano l’economia con le altre discipline, ad avvalersi di metodi e strumenti adeguati, compresi social media e organizzazioni che propongono contenuti stimolanti e consentono di dialogare.
Sarebbe un’innovativa esperienza metodologica, molto utile nella scuola secondaria di I e II grado dove le materie sono tradizionalmente separate come le canne di un organo e gli insegnanti, tranne alcune eccezioni dovute alla buona volontà, non sono abituati a lavorare in modo collegiale e ad andare oltre i tradizionali confini della propria materia.
Ricordo l’esperienza positiva realizzata nei licei classici di Alba e di Bra negli anni Ottanta: in una delle sei ore settimanali previste l’insegnante di storia e di filosofia veniva affiancato da un docente di economia, nominato e remunerato dall’istituto scolastico.
In quelle ore di compresenza le discipline si intrecciavano, si illuminavano a vicenda, sprigionavano maggior forza suscitando curiosità e interesse; il dialogo in aula si faceva più coinvolgente e ricco; gli alunni diventavano più motivati e più consapevoli nelle scelte, anche in vista della prosecuzione negli studi superiori.
Quell’iniziativa, pur limitata, fu un esempio di metodo efficace, una spinta gentile alla cooperazione fra insegnanti; e dimostrò che l’economia può penetrare, rafforzandolo e riformandolo in modo creativo, nel curriculum dello studente liceale.
E gli economisti devono studiare anche le humanities?
Visto che l’economia sarà sempre più centrale per una prosperosa sostenibilità, dovrà essa ripensare alle sue teorie dominanti, cercare alternative culturali, dialoghi con altri saperi e nuovi metodi?

2. Come nasce l’idea del sussidiario?

Nasce da un’esperienza pluriennale di educazione al risparmio e dal desiderio di proporre agli insegnanti coraggiosi e agli alunni curiosi un testo che, seguendo l’intento dei cosiddetti brainy books, cerca di spiegare con linguaggio semplice le basi dell’economia e della finanza diventate oggi complesse, quando non complicate: un testo che si pone come antidoto al pressapochismo dei social e ai pericoli incontrati dalla lettura e dalla scrittura nell’era dei mille stimoli digitali.
Il sussidiario (343 pagine stampate con molte immagini e vari colori) richiede di essere letto in profondità, con un certo sforzo e con tutto il cervello dal processo cognitivo all’emozione; cerca di coinvolgere docenti, bambini e adolescenti con riflessioni e problemi aperti, di motivarli unendo l’utile al dolce (miscere utile dulci, scriveva Orazio): a questo scopo Pinocchio, il simpatico burattino, viene utilizzato come metafora dell’uomo che sovente nella vita si comporta da irresponsabile e non solo durante l’infanzia.
Grazie a questa identificazione, il lettore con sorridente curiosità pensa all’uomo-Pinocchio risparmiatore velleitario che si avvia alla scuola per imparare in fretta e diventare subito ricco e invece vende l’abbecedario per l’ingresso al circo; pensa all’ingenuo investitore che dà fiducia al Gatto e alla Volpe e vuole moltiplicare i suoi zecchini seminandoli, al vagabondo che non ha voglia di lavorare, fugge dal Paese delle Api industriose e poi cede alla dipendenza dal gioco nel Paese dei Balocchi diventando asino... fino a capire l’importanza del lavoro, della buona amministrazione della casa e del dono generoso trasformandosi in un ragazzo perbene.
La storia di Pinocchio, dunque, motiva alla lettura, offre lo spunto per ragionare sul nostro denaro e riflettere su quell’ingarbugliata matassa che è diventata la vita economica nel nostro mondo globalizzato e digitale in cui la finanza speculativa prevale sull’economia del lavoro: non c’è molta differenza fra le aspettative del burattino nel Campo dei Miracoli (ogni zecchino seminato ne produrrà 500) e il tasso stratosferico promesso da certi prodotti finanziari allettanti ma rischiosi, quindi “cartolarizzati” e passati di mano in mano come un cerino acceso; fra l’Omino di burro che promette ai ragazzi divertimento continuo e gli odierni venditori di falsi miti; fra la corruzione denunciata da Pinocchio degradato a cane da guardia del pollaio dal contadino che lo aveva sorpreso a rubargli l’uva e la disonestà privata e pubblica oggi dilagante nel mondo sotto varie forme.

3. Quali sono i feedback che ha ricevuto dagli studenti?

Le scuole primarie di Bra e del territorio circostante sono da otto anni coinvolte in attività di educazione economico-finanziaria mediante un progetto ideato e realizzato dalla Cassa di Risparmio di Bra e recentemente sostenuto anche dalla Feduf: tale progetto si svolge sempre con ampia partecipazione e originali risultati, tanto che esso ormai fa parte integrante dei Piani dell’offerta formativa degli istituti; è diventato, per così dire, una “disciplina”, alla quale gli alunni si accostano curiosi, sotto la guida di insegnanti preventivamente formati in appositi corsi.
Altre iniziative di educazione economico-finanziaria vengono attuate in scuole primarie e secondarie di primo grado o del biennio successivo in altri comuni della provincia di Cuneo in modo più o meno sistematico a seconda della sensibilità e della forza organizzativa di insegnanti e dirigenti scolastici, enti e amministratori locali.
Nelle aule si innescano sempre numerosi e utili i feedback sul piano cognitivo e affettivo.
Durante gli incontri con le classi io riesco sempre a imparare qualcosa e a comprendere meglio.
Mi piace parlare con i bambini e con gli adolescenti frequentandoli; non mi piace pontificare su loro da lontano. Li trovo molto curiosi e interessati; capaci di stare “fermi” e attenti, partecipi e cooperativi, disposti a documentarsi e studiare per capire i problemi che li toccano da vicino e minacciano il loro futuro: mondo del lavoro, disoccupazione, debito pubblico, cambiamenti climatici, tensioni sociali.
Aspirano istintivamente a un’economia dal volto umano che non li emargini, un’economia che, pur tenendo conto dei meccanismi del nostro sistema, dati tecnici e numeri, non si esaurisca in essi, ma si riscaldi con le emozioni e le speranze suscitate da esperienze e personaggi della letteratura e della storia, da economisti visionari e imprenditori virtuosi.
Infatti, l’economia è certamente fredda e triste quando concede molto, anzi moltissimo, a pochi o a pochissimi, nella pura logica dell’egoismo dilagante e della competizione senza regole; ma diventa calda e umana quando fa leva sui sentimenti di generosità insiti, accanto all’egoismo, nell’uomo, nel suo potenziale altruistico e sociale.

4. Che cosa consiglierebbe a un genitore che vuole educare suo figlio ad una corretta gestione del denaro?

Consiglio di non limitarsi al semplice addestramento nella contabilità e all’imposizione di regole; ma di ispirarsi ai valori che devono essere ricercati e condivisi in modo che essi, i valori, possano sfociare in regole accettate e in buoni comportamenti nel nucleo familiare: dalla discussione sul bilancio della famiglia alla gestione della paghetta o della carta prepagata, dalla lettura delle etichette sui prodotti al “voto con il portafoglio” e ad altre forme di acquisto consapevole nel rispetto del bene comune. Acquistare è un atto non solo economico, ma anche etico.
Far comprendere che i soldi sono frutto dell’impegno e sono un “valore” che consente di perseguire, con scelte opportune, altri importanti valori come la sicurezza, l’istruzione, la solidarietà, le buone e belle relazioni con gli altri e con l’ambiente.
Presentare un’economia in cui la mente e il cuore si incontrino.
I genitori devono sempre trovare il tempo del colloquio con i figli aiutandoli, in collaborazione con la scuola, a fare esperienze di gestione responsabile del denaro, a passare dai capricci alle scelte, a capire la realtà per migliorarla: il mercato e la fiducia che “lega” le persone fra loro (si veda il latino fides-is= corda), il dono e il bene comune, il degrado ambientale, il lavoro che manca e cambia faccia, gli effetti negativi della concentrazione di risorse e delle conseguenti eccessive diseguaglianze, le grandi potenzialità della finanza e perché essa da utile e necessaria all’economia è diventata in certi casi predatoria e tossica.
Per poter esercitare la loro funzione educativa, i genitori devono avere preparazione, pazienza e generosità, che è la più alta forma dell’amore perché, come dice la parola stessa, genera vita.
Non è mai troppo tardi: il famoso slogan bene si addice agli adulti in ambito economico-finanziario.
Mi piace, infine, proporre un esempio di padre generoso e paziente, traendolo dal testo di Collodi, perché talvolta l’opera di fantasia descrive la realtà meglio di un saggio: nel suo lungo percorso di crescita e di conoscenza del mondo, Pinocchio è sempre aiutato dal babbo Geppetto che gli dà i mezzi e la libertà di fare le sue esperienze; ma nel medesimo tempo lo protegge, lo aspetta, lo cerca e gli insegna i valori della vita.
Pinocchio, quando si umanizza in carne e ossa trasformandosi sul piano psicobiologico, matura la capacità di lavorare e prendersi cura del padre anziano e della Fata (il sogno materno) in ospedale; impara a fare doni, perché ne ha ricevuti, in una spirale positiva di reciprocità e riconoscenza.
L’educazione è una relazione, un’esperienza intergenerazionale: l’incontro di culture, esperienze, età diverse può e deve generare benefici effetti.
Lo sanno bene e da sempre i veri maestri che colgono gli stimoli dei loro discepoli, non smettono di imparare, coltivando il sapere insieme con loro e incoraggiandoli senza timore di essere superati.
Lo sanno bene le moderne organizzazioni che valorizzano la collaborazione fra le diverse età in un circolo virtuoso di formazione e lavoro, secondo la logica del reverse mentoring (tutoraggio inverso), perché gli adulti certamente insegnano ai giovani, ma anche questi hanno qualcosa da insegnare avendo esperienze e competenze, bisogni e prospettive differenti.

5. Italiani e sostenibilità: come si prefigura i prossimi anni nel nostro Paese?

Il mondo salvato dai ragazzini: mi fa piacere utilizzare il titolo del libro di Elsa Morante per esprimere la mia speranza nella nuova generazione che suona l’allarme perché l’umanità è in pericolo: non si può più procedere come se nulla fosse, dobbiamo modificare la rotta nel fare economia; la pressione dell’uomo sulla natura è insostenibile, il degrado sociale è in crescita, la nostra stessa civiltà è a rischio.
Può sembrare un eccesso di ottimismo e di fiducia nei giovani il mio; ma è un dato di fatto: i giovani in molte parti d’Europa e del mondo chiedono il rendiconto agli adulti sulle questioni ambientale e lavorativa, li accusano di non garantire i loro diritti elementari; sono consapevoli della drammatica situazione del Pianeta dovuta allo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali (con intollerabile produzione di sprechi e rifiuti), all’inquinamento, alla perdita di biodiversità, all’acidificazione degli oceani, alla riduzione della fascia di ozono, alla modificazione del ciclo dell’azoto e del fosforo, al cambiamento climatico: problemi che, insieme con l’iniqua distribuzione della ricchezza, sono causa di migrazioni, di tensioni e pericoli per l’intera umanità.
Secondo il Dalai Lama, questa generazione di giovani è la prima ad essere minacciata di estinzione e l’ultima che può porvi rimedio.
Penso che anche in Italia si acuirà il contrasto intergenerazionale, se non verrà superato il gap generazionale nella sensibilità e se gli adulti, i responsabili non troveranno idee e soluzioni per uno sviluppo sostenibile ascoltando con maggior attenzione le istanze di chi si affaccia alla vita sulla Terra con la naturale speranza di benessere e prosperità.
Scrisse Georges Bernanos che il peccato contro la speranza è il più mortale di tutti.