Felici in modo sostenibile

Leonardo Becchetti, Coordinatore Master MESCI (Development Economics and International Cooperation), coordinatore corso di laurea European Economy and Business Law, Ordinario di Economia Politica presso la Facoltà di Economia dell’Università di Roma "Tor Vergata". MSc London School of Economics e il Dottorato alle Università di Oxford e di Roma La Sapienza. Presidente del Comitato Etico di Banca Popolare Etica, direttore del sito www.benecomune.net e direttore scientifico della fondazione Achille Grandi, portavoce campagna 005 per la riforma della finanza, membro del Comitato Esecutivo di Econometica (consorzio universitario per gli studi sulla responsabilità sociale d’impresa), di AICCON, consigliere della Società Italiana degli Economisti.

1. Prendendo spunto dal titolo del suo blog, cosa significa essere “felici in modo sostenibile”?

Significa essere innanzitutto ambiziosi e puntare nella nostra vita al massimo, ovvero alla ricchezza di senso e soddisfazione dell’esistere. Significa conoscere le evidenze empiriche più recenti delle scienze sociali che ci suggeriscono attraverso l’elaborazione nel complesso di milioni di osservazioni che gli esseri umani hanno delle costanti fondamentali nel tempo e nello spazio che ci dicono che la soddisfazione di vita dipende in estrema sintesi da alcuni fattori principali (reddito, salute, libertà politica, assenza di corruzione, qualità della vita di relazioni, gratuità). E dunque costruire società orientate al bene comune dove si rimuovono i vincoli che impediscono alle persone di raggiungere questi obiettivi. Tenendo conto che la sostenibilità sociale (lotta a povertà, diseguaglianze estreme, perseguimento delle pari opportunità) ed ambientale sono requisiti fondamentali per tenere in equilibrio i sistemi sociali ed economici.

2. In che modo è arrivato ad interessarsi all’economia civile?

Gli economisti sono come i medici dell’organismo sociale. La loro ambizione maggiore è quella di trovare delle cure alle sue malattie. E gli economisti civili si sono accorti progressivamente che le vecchie terapie non funzionavano perché fondate su una visione di persona, impresa e valore anguste e limitanti. L’economia civile rompe questi steccati e ci parla di razionalità cooperativa superiore a quella dell’homo economicus, di dono, fiducia, relazioni e capitale sociale. Di imprese ibride che sanno coniugare profitto ed impatto creando valore economico in modo sostenibile. Di valore multidimensionale che non si ferma alla crescita del benessere economico ma guarda ad aspetti fondamentali per il nostro ben-vivere come salute, istruzione, sicurezza, qualità delle relazioni e qualità e bellezza dell’ambiente in cui viviamo. Di politica economica che va oltre lo schema a due mani (stato, mercato) e lo allarga in una visione più ampia a quattro mani dove cittadinanza attiva e imprese responsabili contribuiscono attivamente al bene comune.
Possiamo fare molto di più a livello individuale e nelle nostre società per avere vite ricche di senso e generative.
La missione dell’economista civile è rompere le barriere e gli steccati del riduzionismo.

3. In virtù della sua relazione quotidiana con gli studenti universitari, qual è il ruolo dell’educazione finanziaria nella loro formazione personale?

La finanza è il genio di Aladino che deve rientrare nella lampada. Ovvero l’ambito più potente e generativo dell’intera economia che però spesso sfugge al controllo e non utilizza il proprio enorme potenziale per creare società ed economie al servizio della persona. L’educazione finanziaria ha dunque una duplice funzione. Aiutare i giovani ad orientarsi in un mondo complesso evitando di restare vittime delle tempeste che possono accadere. Formare ed educare ad un uso consapevole di quest’enorme potenzialità della finanza. I giovani con un buon livello di educazione finanziaria sono degli Aladini che sanno usare bene la forza e la potenza del genio della lampada.

4. Se dovesse dare un suggerimento ai docenti delle scuole superiori che approcciano per la prima volta al programma didattico sull’economia civile, cosa si sentirebbe di consigliare?

Oggi il fattore in assoluto più prezioso per evitare che i giovani precipitino nel circolo vizioso dei NEET (coloro che non lavorano ne studiano) è stimolare desideri, curiosità e passioni. L’economia civile può aiutare molto da questo punto di vista perché è un’economia dove la mente e il cuore s’incontrano e non arida contabilità. Chi pensa che l’economia si esaurisca nel far di conto sarà sostituito dalle macchine che fanno di conto più rapidamente e precisamente di noi. Quello che gli esseri umani aggiungono sono progettualità, valori, innovatività, sfide.
Quello che suggerisco concretamente è di non limitarsi ad invitare qualche docente per un’ora nella loro scuola. Ma di costruire utilizzando i social media percorsi che consentono ai ragazzi di seguire alcune persone o organizzazioni più interessanti dal punto di vista dei contenuti dialogando con loro. Piattaforme come twitter (se usate in modo intelligente) sono ideali per aiutare i ragazzi a stimolare curiosità e passioni, costruire competenze nei contenuti e nella capacità di comunicare. La piattaforma Feduf rappresenta un ottimo punto di partenza per una presentazione dei temi e delle potenzialità dell’economia civile da cui accendere la scintilla e partire per questo tipo di percorsi.