Donne e senso di colpa nell’uso del denaro

Maura Gancitano, scrittrice, filosofa, fondatrice del progetto Tlon (casa editrice, libreria teatro, scuola di filosofia, agenzia di eventi). Conduce seminari e conferenze in Italia e all’estero. Il suo ultimo libro è “Liberati della brava bambina. Otto storie per fiorire” (HarperCollins 2019), scritto con Andrea Colamedici, con cui conduce su Audible la Scuola di Filosofie.
 

1. Lei è filosofa, scrittrice, divulgatrice ma anche esperta del tema della gender gap, messa a fuoco dalla lente della Filosofia. Riprendendo il titolo del libro che ha scritto con Andrea Colamedici “Liberati della brava bambina”, di cosa dovrebbero sbarazzarsi le donne rispetto alla loro attitudine all’uso del denaro?

Più che sbarazzarsi sarebbe meglio se acquisissero le competenze per gestire consapevolmente il denaro. Proprio qualche giorno fa leggevo che il 37% delle donne non ha un proprio conto corrente e questo significa che noi donne tendiamo ad essere dipendenti economicamente prima dai genitori e poi dai partner. Il pensiero dominante in questo caso è che saper governare il denaro non sia una competenza che appartiene alla donna. E’ quindi importante acquisire degli strumenti che ci rendano libere di amministrare il denaro. Volere la propria indipendenza economica significa essere libera dalle possibilità di violenza economica che sono tantissime e che limitano le donne, per esempio, nel decidere di divorziare o di cambiare città.

2. Se dovesse trovare una storia di un mito o di un personaggio contemporaneo in grado di rappresentare le trappole per le quali le donne tendono spesso a credere di non doversi occupare di pianificazione e delle decisioni finanziarie, quale ci racconterebbe?

Mi viene in mente il “Racconto dell’Ancella” di Margaret Atwood, tratto dal libro “Liberati della brava bambina” che narra la storia di una trappola sociale in cui alle donne vengono sottratti progressivamente dei diritti come lavorare, leggere e anche di gestire il denaro. Il consiglio che ne se trae è di “tenere alta la guardia”, scorgendo quali sono i diritti che sono messi in crisi da un atteggiamento poco consapevole. In questo periodo peraltro non si parla abbastanza di parità di genere in ambito economico e lavorativo.

3. Per aiutare a guadagnare terreno in campo economico e finanziario, condizione indispensabile per l’emancipazione e il benessere individuale e familiare, quale consiglio si sentirebbe di dare alle nostre lettrici?

Mettere da parte il senso di colpa! Oggi capita ancora che se una donna diventa madre, si sente in colpa se desidera andare a lavorare o se con i soldi che ha guadagnato vuole comprare qualcosa per sé stessa. Quando si parla di lavoro e di denaro si parla di fonti di libertà. L’economia significa prendersi cura della casa che significa prendersi cura anche di noi stesse. Il modo che ancora abbiamo di concepire il denaro deriva da un processo culturale. Il denaro è uno strumento di libertà vissuto però spesso come una fonte di senso di colpa laddove usare il denaro per sé è un segno di frivolezza e scarsa cura delle persone con cui viviamo.

4. Per finire, in che modo l’educazione finanziaria rivolta a uomini e donne può beneficiare dell’aiuto della filosofia?

Quando la filosofia non si occupa di un argomento perde un’occasione ovvero quando in generale non riflettiamo su qualcosa perdiamo anche l’occasione di poterla cambiare. Negli ultimi anni mi sono resa conto che in Italia c’è una grande mancanza di educazione finanziaria, con grande confusione sui termini bancari. In questo scenario, una riflessione filosofica si rende fondamentale perché la filosofia crea ponti con le altre discipline permettendo di creare un collegamento tra l’aspetto teorico e quello pratico. Capita spesso di avere splendide idee imprenditoriali ma poi non si hanno gli strumenti pratici per realizzarle. Ciò accade perché ancora si reputa l’educazione finanziaria come qualcosa di sporco e non come lo strumento concreto per realizzare i nostri desideri. Proprio per questo ha una grande importanza incentivare l’istruzione dei ragazzi di tutti i gradi scolastici partendo in particolare dai più piccoli.