La psicologia del denaro

Edoardo Lozza è Professore Ordinario presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove insegna Psicologia Economica. È autore di pubblicazioni scientifiche nell’ambito della psicologia economica, psicologia dei consumi, ricerca di marketing e behavioral finance, ed è attualmente Presidente della Economic Psychology division di IAAP (International Association of Applied Psychology).

 
 
1. Di recente ha collaborato alla realizzazione di “Aristotele trap - Miti, sogni, valori e disvalori nella relazione tra giovani e denaro”, il progetto promosso dalla FEduF in collaborazione con la Scuola Politica “Vivere nella Comunità” che con il contributo di un gruppo di lavoro formato da giovani professionisti ha prodotto un’analisi sulla relazione tra l’educazione finanziaria e la musica. Dal suo punto di vista, cosa ha messo in luce questa insolita correlazione?

Il denaro, come risuona spesso in brani popolari e condivisi anche oggi, porta con sé i “sedimenti” della riflessione che, sul denaro stesso, il pensiero filosofico, le arti e tutte le forme di narrazione umana (musica compresa) hanno espresso senza mai smettere di interrogarsi. Di conseguenza, più che educare al denaro e a una sua “neutrale” e strumentale gestione per il benessere, l’analisi dei brani musicali mostra come il denaro possa anche essere altro: onnipotente, benedetto e maledetto, corruttore dell’anima, strumento di riscatto sociale e di crescita personale. Essere consapevoli di questi fenomeni può sicuramente favorire un uso del denaro più maturo e portatore di benessere finanziario, sia a livello individuale, sia a livello collettivo.

2. Perché il titolo “Aristotele trap”? Cosa c’entra il filosofo greco con un sottogenere musicale dell’hip hop nato negli Stati Uniti?

Nella storia, la prima forma la riflessione dell’essere umano sul denaro risale all’antica Grecia, ed è in particolare Aristotele a organizzare per primo il pensiero sistematico sul denaro. Le riflessioni sul denaro di quell’epoca hanno però contribuito ad attivare una “trappola” (trap, in inglese) cognitiva, emotiva e affettiva nella quale siamo tuttora rinchiusi, come dimostrato dai testi delle canzoni trap che abbiamo analizzato nell’originale iniziativa promossa da FEduF con gli studenti della Scuola Politica “Vivere nella Comunità” della Fondazione Nuovo Millennio.

3. Uno dei suoi ambiti di studi è la “Psicologia del denaro”. Può spiegarci cosa si intende con questa espressione?

In estrema sintesi, la psicologia del denaro si occupa di studiare il nostro rapporto con il denaro: i nostri comportamenti, i nostri pensieri, i nostri vissuti emotivi legati ad esso, nonché i modi in cui lo usiamo, strumentalmente e simbolicamente, nelle azioni quotidiane e nelle relazioni sociali con altre persone. In altre parole, la psicologia del denaro tenta di rispondere a domande come: quali meccanismi psicologici stanno alla base dei nostri – non sempre prevedibili e razionali – comportamenti legati al denaro? Perché spesso ci comportiamo in modo così imprevedibile ed affettivamente “carico” verso un oggetto che dovrebbe rappresentare uno strumento neutrale al servizio della pura razionalità economica?

4. Ci avviciniamo alla pausa estiva: da psicologo e docente universitario di Psicologia dei Consumi, può dispensarci qualche consiglio utile per la gestione consapevole del denaro da leggere (e rileggere) sotto l’ombrellone?

Il testo che più mi sento di suggerire è quello dell’amico e collega Massimo Bustreo (“La terza faccia della moneta. Le dinamiche che guidano la nostra relazione con il denaro”, FrancoAngeli), che – oltre a essere scritto con una leggibilità davvero invidiabile, che ben si presta a una lettura sotto l’ombrellone – presenta numerosi esercizi pratici per aumentare la propria consapevolezza nella gestione del denaro. Poi posso anticipare che in autunno uscirà il mio volume intitolato proprio “Psicologia del denaro” (Edizioni Vita&Pensiero), ma forse troppo tardi per una lettura estiva…