La filantropia come leva dello sviluppo sostenibile

Carola Carazzone, avvocato specializzato in diritti umani, torinese, 49 anni, madre di due figli, è il Segretario Generale di Assifero, l’associazione italiana delle fondazioni ed enti filantropici, dal 2014. E’ Vice Presidente di Philea – Philanthropy Europe Association, organizzazione, nata a dicembre 2021 dalla fusione tra Dafne – Donors and Foundations Networks in Europe, di cui Carola è stata la prima donna italiana Presidente, e EFC (European Foundation Centre), che abbraccia oggi 33 Paesi e oltre 10.000 fondazioni ed enti filantropici. E’ membro del board di Ariadne (European Funders for Social Change and Human Rights), di ECFI (European Community Foundation Initiative), dell’Advisory Board del Philanthropy Coalition for Climate e del comitato editoriale di Alliance Magazine, il giornale internazionale di settore per la filantropia e social investment. Fa inoltre parte del Comitato Consultivo di Ashoka Italia, dell’Advisory Board di Vita, il magazine italiano dedicato al racconto sociale, al volontariato, alla sostenibilità economica e ambientale e al mondo non profit.

Carola approda nel mondo della filantropia dopo quindici anni di esperienza professionale nella cooperazione internazionale, durante i quali ha lavorato per la promozione e la protezione dei diritti umani nei Paesi in via di sviluppo e a livello internazionale. Avvocato specializzato in diritti umani presso l’Istituto Internazionale dei Diritti Umani Renéè Cassin di Strasburgo, con un master internazionale in economia dello sviluppo presso la Scuola Europea di Studi Avanzati in Cooperazione e Sviluppo dell’Università di Pavia, Carola è stata fortemente ispirata dal lavoro di Amartya Sen sulle disuguaglianze, lo sviluppo umano e le libertà fondamentali. Per questo motivo, si è sempre concentrata su programmi di cambiamento sociale orientati ad azioni su larga scala, con approcci innovativi e sistemici volti ad ampliare le capacità individuali e sociali.

Nel 2002 ha fondato l’Ufficio di Coordinamento per i Diritti Umani del VIS (Volontariato Internazionale per lo sviluppo), una delle più grandi ONG italiane di cooperazione allo sviluppo, che ha ottenuto lo status consultivo presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC). Nel 2011 è stata la prima donna eletta Presidente del VIS, una delle più grandi organizzazioni non governative italiane, presente in 43 Paesi, membro del Don Bosco Network e in status consultivo con il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite.

Dal 2006 al 2013 è stata Portavoce di un network di 88 ONG che si occupano di difesa dei diritti umani a livello nazionale e internazionale di fronte al Consiglio per i Diritti Umani, ai diversi Comitati delle Nazioni Unite, al Parlamento, al Governo, e alla Fundamental Rights Agency dell’Unione Europea.

Dal 2003 Carola collabora, in qualità di visiting professor, con diversi centri internazionali di formazione e università. Attualmente, tiene corsi di specializzazione presso le Università di Betlemme, Pavia, e il centro di Alta Formazione Internazionale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro di Torino. Nel 2017 è stata Senior Fellow al Centre on Philanthropy and Civil Society dell’Università di New York e nel 2022 è ha conseguito il master del UN Global Executive Leadership Programme for Sustainable Development.

 
 
1. Dal 2015 è Segretario Generale di Assifero, l’Associazione Italiana Fondazioni e Enti Filantropici. Se dovesse fare un bilancio della filantropia in Italia, quale sarebbe?

Sicuramente positivo, in continua crescita ed evoluzione. Bisogna considerare che, nonostante una cultura del dono millenaria, la filantropia strategica è un concetto molto giovane nel nostro Paese, che comincia ad affermarsi agli inizi degli anni 2000. Sebbene il panorama filantropico italiano sia ancora molto frammentato (si pensi che secondo gli ultimi dati del censimento ISTAT sono quasi 8.000 le fondazioni italiane), la sua eterogeneità è una ricchezza immensa, un patrimonio che, se condiviso, può giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo sostenibile del nostro Paese. E come Assifero la nostra missione è contribuire a creare un sistema filantropico italiano informato, connesso ed efficace, far circolare le informazioni, accelerare i processi di apprendimento, facilitare la costruzione di partenariati inusuali e alleanze allargate per aumentare l’impatto collettivo.

2. Quali strumenti e attività sono risultate più efficaci per sostenere le innumerevoli iniziative finalizzate a favorire l’inclusione sociale nel nostro Paese?

Sicuramente le iniziative collaborative, facilitate da Assifero tra i propri soci e non solo, stanno dimostrando di essere sempre più efficaci. Penso ad esempio al fondo Restart Italia, costituito dalla Fondazione Opes con Fondazione ASM, Fondazione De Agostini e Fondazione Marcegaglia e sempre aperto a nuovi investitori.

Ma oltre al cosa (strumenti e le attività), il vero potenziale d’impatto del sistema filantropico risiede anche nel come le attività e le organizzazioni del Terzo Settore vengono sostenute dalle fondazioni. Questo vuol dire investire in processi di supporto e sostegno, flessibili e di lungo termine, delle organizzazioni del Terzo Settore e degli individui, fondando delle relazioni basate sulla fiducia e su un approccio collaborativo.

3. Tra le tantissime iniziative che Assifero promuove, ce ne sono alcune dedicate ai Millennials e alla Generazione Z?

Il Servizio Civile Universale è sicuramente la più importante. Abbiamo lavorato molto per ottenere, ad aprile 2020, l’accreditamento come ente nazionale perché crediamo che se da un lato le fondazioni e gli enti filantropici hanno potenzialità uniche nell’offrire formazione e crescita ai giovani del nostro Paese, dall’altro il Servizio Civile può offrire alle stesse organizzazioni un grande valore aggiunto di aggiornamento e apertura, rigenerazione costante e sviluppo di competenze. Quest’anno abbiamo 13 enti e 45 volontari avviati cui speriamo si aggiungano presto 10 ragazzi con il bando Servizio Civile Ambientale.

4. Quale valore attribuisce all’educazione finanziaria come leva filantropica?

L’Italia è afflitta da un forte analfabetismo finanziario. Secondo l’ultima indagine dell’OCSE, risulta all’ultimo posto per conoscenze finanziarie di base della propria popolazione. Un divario che si acuisce se si vanno poi a indagare specifiche fasce, come le donne (appena una donna su 4 in Italia ha un proprio conto corrente con conseguenze molto profonde anche su fenomeni endemici come la violenza sulle donne), gli anziani, coloro con un basso livello di istruzione e i giovani. Investire sull’educazione finanziaria, fin dai primi momenti dalle scuole primarie, come fa Fondazione FEduF, con programmi ad hoc e percorsi di accompagnamento, è fondamentale come diritto in sé e come strumento di realizzazione di tantissimi altri diritti.  E’ un investimento necessario, trasversale, sul capitale sociale del nostro Paese, per ridurre le diseguaglianze, dare dignità, libertà e indipendenza alle persone ed è uno dei motori di rilancio e sviluppo per l’Italia.