Franco Modigliani
La vita
Franco Modigliani nasce nel 1918 a Roma da una famiglia di origine ebraica. Studia presso l’Università di Roma e si laurea nel 1939. Nello stesso anno, in seguito alla promulgazione delle leggi razziali, lascia l’Italia e si reca prima in Francia e poi negli Stati Uniti. L’intera carriera accademica di Modigliani ha luogo in questo Paese, inizia con un incarico presso la
Columbia University e, dopo una serie di trasferimenti, si conclude con una cattedra presso il MIT di Boston. Nel 1985 riceve il premio Nobel per l’Economia. Modigliani muore a Boston nel 2003.
Le idee
I principali contributi di Franco Modigliani alla teoria economica sono due e sono entrambi citati nelle motivazioni per il conferimento del premio Nobel. Il primo contributo è rappresentato dall’analisi delle decisioni di consumo e di risparmio. Il secondo contributo è il cosiddetto teorema Modigliani-Miller, che segna l’inizio della moderna corporate finance. Nel prosieguo sarà trattato solo il primo contributo. Il secondo è oggettivamente troppo complicato per essere discusso in questa sede e qualsiasi esemplificazione risulterebbe fuorviante. D’altra parte, fu Modigliani stesso a scegliere di discutere solo di consumo e risparmio nella sua Nobel Lecture.
Prima degli studi di Modigliani sulle decisioni di consumo e di risparmio il punto di vista dominante era quello di Keynes. Keynes credeva che il consumo aggregato di un paese dipendesse esclusivamente dal reddito aggregato dello stesso. Inoltre, per Keynes il consumo non cresceva allo stesso ritmo del reddito generando un ulteriore meccanismo per cui la domanda sarebbe stata insufficiente ad acquistare i beni prodotti (si veda la discussione sulla legge di Say nel profilo dedicato a J. M. Keynes). Dopo la morte di Keynes, tuttavia, Simon Kuznets aveva puntato l’indice contro questa teoria del consumo dimostrando empiricamente che la ridotta crescita del consumo rispetto al reddito era un fenomeno solo di breve periodo mentre nel lungo periodo consumo e reddito crescevano allo stesso ritmo.
Le evidenze di Kuznets scatenarono un animato dibattito all’interno delle teoria economica e Modigliani, insieme al suo allievo Richard Brumberg, partecipò attivamente a questo dibattito producendo una serie di articoli scientifici nei quali proponeva una nuova teoria del consumo. Alla base di questa nuova teoria si collocava innanzitutto l’osservazione che il consumo aggregato non fosse altro che la somma del consumo di tanti individui e che, pertanto, occorreva studiare meglio come si formano le decisioni di consumo di questi ultimi.
L’idea centrale di Modigliani era che gli individui preferiscono mantenere uno standard di consumo stabile nell’arco della loro vita anche se i loro redditi non sono affatto stabili. In particolare, i redditi sono di solito elevati nel corso della vita lavorativa e sono bassi quando ci si ritira dal mercato del lavoro. Questo significa che, per mantenere un consumo stabile, gli individui devono risparmiare nel corso della loro vita lavorativa e devono consumare il risparmio accumulato nel corso della loro vita da pensionati. Insomma, da giovani si ha un risparmio positivo in quanto si consuma di meno rispetto al reddito mentre da anziani si ha un risparmio negativo in quanto si consuma di più rispetto al reddito. Il risparmio aggregato è dato dalla somma algebrica del risparmio positivo dei giovani e di quello negativo degli anziani.
Si trattava di una teoria semplice e di buon senso. Dopo l’esposizione di Modigliani, molti si chiesero per quale ragione nessuno ci avesse pensato prima. La teoria entrò quindi subito a far parte del (ristretto) numero di idee veramente condivise da tutti gli economisti. Ancora oggi, la cosiddetta teoria del ciclo vitale di Modigliani è parte del bagaglio di conoscenze di qualsiasi economista.
Quali erano le implicazioni di questa teoria che al tempo risultavano più rilevanti? In primo luogo, la teoria implicava che il consumo di ogni generazione, nell’arco dell’intera vita, fosse pari ai redditi di quella generazione. Quindi, se il reddito cresceva di generazione in generazione per effetto del progresso economico così pure doveva accadere per il consumo. Ovvero, nel lungo periodo, reddito e consumo crescevano insieme allo stesso ritmo proprio come risultava dagli studi empirici di Kuznets. In secondo luogo, se il reddito corrente fosse cresciuto per qualche anno al di sopra della norma – in seguito ad un boom economico transitorio, ad esempio – gli individui non avrebbero consumato per intero tale aumento di reddito ma solo una piccola parte. La loro preferenza per un consumo stabile li avrebbe indotti a risparmiare buona parte di questi redditi aggiuntivi al fine di poterli poi “spalmare” sul consumo degli anni a venire. Questo significava che, nel breve periodo, il consumo cresceva meno rispetto al reddito proprio come aveva indicato Keynes.
La teoria di Modigliani riusciva dunque a mettere d’accordo Keynes e Kuznets e questo la rese immediatamente popolare all’interno della professione economica fin dai primi mesi della sua pubblicazione.
Ma la teoria del ciclo vitale consente di derivare anche altre implicazioni fondamentali per comprendere i fattori da cui dipende il risparmio di un paese. In primo luogo, il risparmio di un paese dipende dal suo tasso di crescita economica. Se la crescita economica è sostenuta allora il risparmio totale è positivo. Questo è vero perché i giovani di oggi, che hanno un risparmio positivo, percepiscono redditi più elevati rispetto ai giovani di ieri, che oggi sono anziani ed hanno un risparmio negativo. In secondo luogo, il risparmio complessivo dipende dalla dinamica demografica del paese. Se la dinamica demografica è vivace allora il risparmio totale è positivo. Infatti, se la dinamica è vivace il numero di giovani è superiore a quello degli anziani, ovvero il numero di coloro che hanno un risparmio positivo è superiore al numero di coloro che hanno un risparmio negativo. Infine, per ovvie ragioni, il livello di risparmio dipende dall’età media di pensionamento. Se il pensionamento avviene tardi nel ciclo di vita delle persone allora non sarà necessario risparmiare tanto ed il risparmio complessivo sarà inferiore.
Fino a questo punto è stato trattato il contributo di Modigliani alla scienza economica. L’economista, tuttavia, non era solo uno scienziato di grande valore ma anche un appassionato critico e, a volte, un influente ispiratore delle decisioni di politica economica che sono state adottate nel nostro Paese nel corso del trentennio che va dai primi anni settanta ai primi anni del duemila. Probabilmente, la questione su cui l’influenza di Modigliani e del suo allievo Ezio Tarantelli è stata più determinate è quella relativa all’abolizione della scala mobile.
La scala mobile era un meccanismo di indicizzazione automatica dei salari all’inflazione (il cosiddetto “costo della vita”) introdotto in Italia agli inizi degli anni ‘70. In linea di principio il meccanismo aveva un’ottima giustificazione in quanto consentiva di proteggere il potere di acquisto delle classi lavoratrici. Nella pratica, tuttavia, esso produceva un effetto collaterale perverso in quanto era parzialmente responsabile del circolo vizioso di rincorsa prezzi-salari alla base della elevata inflazione di quegli anni. I prezzi aumentavano perché le imprese dovevano pagare salari più elevati e i salari aumentavano perche la scala mobile li adeguava automaticamente ai prezzi (spirale prezzi-salari).
Il suggerimento di Modigliani e di Tarantelli al Governo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ‘80 è quello di abolire la scala mobile e, allo stesso tempo, di annunciare un obiettivo di inflazione per il prossimo anno sulla base del quale sarebbero stati poi aggiornati i contratti salariali. Per Modigliani e Tarantelli, l’inflazione-obiettivo avrebbe anche svolto in automatico un secondo ruolo, quello di fare da riferimento per le imprese quando queste dovevano a decidere l’adeguamento dei loro prezzi. Il ruolo di riferimento non è un semplice dettaglio. Infatti, se l’inflazione-obiettivo avesse svolto questo ruolo allora l’inflazione effettiva sarebbe stata proprio uguale a quella obiettivo e questo avrebbe comportato una salvaguardia del potere di acquisto delle classi lavoratrici senza ricorrere agli automatismi della scala mobile. In definitiva, abolire la scala mobile ed introdurre il meccanismo di adeguamento basato sull’inflazione-obiettivo avrebbe attenuato la spirale prezzi-salati senza pregiudicare il potere d’acquisto delle classi più deboli.
Lo smantellamento della scala mobile avverrà per tappe successive nel corso degli anni ’80 e la sua abolizione definitiva avrà luogo solo nel 1993. Al tempo in cui Modigliani e Tarantelli iniziarono a denunciarne gli effetti negativi il clima non era certo favorevole a questo tipo di denunce. Ezio Tarantelli, il più esposto dei due nel dibattito politico-sindacale sulla scala mobile, verrà assassinato dalle Brigate Rosse nel 1985.