Fondazione per l'educazione finanziaria
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      Bamboccioni no!

      Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi sono due giornalisti italiani specializzati  in campo economico-finanziario, che vivono a New York dal 2000 con la figlia Francesca. All’attivo hanno un libro e un blog omonimo dal titolo ‘Figli & Soldi’ dove affrontano e approfondiscono cosa vol dire essere educatori in famiglia, soprattutto per quanto riguarda la gestione del denaro. Noi li abbiamo intervistati per raccogliere la loro testimonianza di genitori esperti in educazione finanziaria.

      Nonostante la vostra preparazione in campo economico, vi siete mai sentiti impreparati ad affrontare in casa l’educazione al risparmio e al denaro? Insomma, serve la teoria per essere genitori?

      Mah, onestamente gli aspetti tecnici delle spiegazioni da dare non sono di solito un problema, e se lo sono, come nel caso di nuovi prodotti o offerte bancarie, lo affrontiamo e lo risolviamo. L’educazione al risparmio e al denaro, in generale, è un fatto di cultura: dove l’esempio che diamo come adulti – lavoro, affidabilità, rispetto delle scadenze e degli impresi – è il pane, e la trasmissione dei messaggi con il dialogo e gli scambi di opinione non reticenti è il companatico. Indispensabili entrambi.

      Che consiglio dareste a chi si trova davanti ad un figlio che dice: ”devo uscire con gli amici ma non ho più soldi”?

      Se tra genitori e figlio ci si è accordati,  su un budget preciso basato sulla paghetta e sui capitoli di spesa a suo carico, non si arriva a questo punto. A meno di casi veramente rari che si gestiscono con equilibrio. Per esempio con un anticipo sulla paghetta successiva, che deve essere l’eccezione e non la regola. Ma se un ragazzo “deve uscire con gli amici” significa anche che ha l’età per lavorare. E i genitori devono pensare anche a questo aspetto, con suggerimenti, consigli e aiuti, affinché il ragazzo trovi presto un’occupazione, anche se temporanea. Negli Usa oggi il tasso di disoccupati è più alto che in Italia, ma molti ragazzi  di 15-16 anni, e poi a 18 anni quando vanno al college, studiano e lavorano allo stesso tempo. E non solo nei mesi estivi, quando questa pratica è diffusissima.

      Imparare a fare delle scelte economiche consapevoli dovrebbe rappresentare una priorità nella formazione dei figli, ma la realtà dei fatti spesso è diversa. Non sarà forse che i genitori non hanno davvero a disposizione gli strumenti adatti, o anche dei luoghi di confronto con altri genitori su questo tema?

      I genitori sanno che il denaro è importante. Casa, mutui, rate della macchina, spese varie, vacanze da programmare sul fronte delle uscite. E, per poterle fare, c’è  il tema del lavoro, con il fattore collegato della propria istruzione e carriera scolastica, fatta o meno, a marcare l’esperienza della propria vita. Con questo bagaglio, un genitore che ha la responsabilità di tirar su un figlio dovrebbe essere stimolato a migliorare anche le proprie personali competenze e colmare le proprie lacune in materia per poterle poi trasferire adeguatamente ai propri figli. Gli strumenti a disposizione ci sono: a partire dai media e Internet, miniere di informazioni di base. Poi ci sono gli sforzi di enti e associazioni che promuovono iniziative di divulgazione.

      Come può un genitore parlare al proprio figlio di risparmio, valore del denaro e lavoro in modo interessante e coinvolgente e, allo stesso tempo, fornirgli degli strumenti concreti che gli saranno utili per la gestione di tutta la sua “vita economica”?

      Un genitore, per risultare interessante su questi temi, deve avere una certa esperienza e preparazione. Ma per essere coinvolgente deve poter fare affidamento sull’esempio che dà. E se non può dare un esempio positivo, è inutile che parli.

      Paghetta sì o paghetta no? Come può evolvere la “dipendenza” economica dei figli dai genitori quando questi ovviamente non sono ancora emancipati?

      Paghetta sì, come argomentiamo nel nostro libro Figli & Soldi. E la libertà dalla dipendenza economica, l’abbiamo sperimentato in casa nostra, può benissimo iniziare dalla paghetta e dai discorsi casalinghi ma deve assolutamente evolvere nella pratica del guadagno reale da parte del figlio. Quando comincia a lavorare e a guadagnare, e ad apprezzare di poter spendere del suo, il più è fatto.

      Quali sono i consigli che più spesso avete dato ai vostri lettori?

      Ai genitori, i messaggi che teniamo a dare sono due: responsabilizzate i figli con la paghetta, facendo  sì che rispettino il budget; e incoraggiateli a fare esperienze lavorative appena possibile. Ai ragazzi, invece, diciamo di non cullarsi nei “diritti” (al telefonino, al cinema, agli orari senza limiti, ai jeans e alla scarpa ultimo grido), ma di darsi una mossa. Avete la brutta nomea di bamboccioni, scrollatevela di dosso!

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