Francesco Uccello

1. Ti senti competente in materia economico-finanziaria?
Per niente. Sono laureato in lettere e ho avuto sempre molta difficoltà con i numeri e la logica matematica. Per quanto riguarda l’economia e la finanza diciamo che sono materie per me sconosciute.
2. Riesci a comunicare il valore del denaro ai tuoi figli?
Sì. Da poco abbiamo iniziato a dargli una paghetta e a spiegargli che i soldi non si fabbricano né spuntano nel portafoglio. Qualche volta è capitato di comprare le figurine dei calciatori o un gioco con i soldi che avevano conservato. Questo gli ha permesso di avere maggiormente il senso del denaro e di capire che, una volta finiti, occorre impegnarsi per guadagnarne altri.
3. I bambini vengono spesso tenuti lontano dalle decisioni relative alle spese familiari. Meglio coinvolgerli o aspettare che crescano?
Credo ci sia un’età per ogni cosa. Sicuramente vanno coinvolti, ma per scelte come un acquisto importante o che riguardano loro direttamente. Iniziare troppo presto può creare ansia nel bambino e le decisioni vanno prese dagli adulti. La mia idea è quella di condividere, ma facendo attenzione a non caricare troppo la cosa. Se poi in casa ci sono adolescenti allora è il momento di iniziare a coinvolgerli sia per responsabilizzarli che per renderli partecipi e non estranei.
4. La scuola può fare qualcosa a sostegno dell’educazione finanziaria?
La scuola può fare sempre qualcosa se ha a disposizione risorse umane ed economiche per realizzare progetti ad hoc. Credo che ci sia bisogno però di professionisti capaci di rendere a misura di ragazzi questa materia. Forse alcuni ministeri potrebbero dare un contributo unico per tutta l’Italia realizzando un fumetto o un video che spieghi la gestione del denaro e tutto quello che ne deriva. Insomma le idee potrebbero essere tante purché calibrate per singole fasce d’età.
5. La generazione 2.0 potrà essere più sensibile ai temi di educazione al risparmio?
L’uso sempre più frequente di carte di credito, bancomat e moneta elettronica può generare una non consapevolezza del denaro che non circola tra le mani come carta. Avere materialmente qualcosa da spendere che poi finisce nel momento in cui faccio un acquisto da un approccio al denaro diverso da quello che si può avere visualizzando soltanto i numeri su un conto corrente. Per questo credo che le nuove generazioni, quelle dei nativi digitali, vadano approcciate a questo tema con maggior insistenza. Non deve essere la crisi che ci fa nascere l’idea del risparmio, ma un uso consapevole del denaro e di come guadagnarlo. E poi la crisi economica è passata, non è vero?