Fabrizio Fontana

1. Grazie al tuo lavoro hai avuto modo di verificare il livello di sensibilità sui temi dell’economia e della finanza: come credi sia cambiata la percezione nel corso degli anni?
I bambini / ragazzi oggi sono più "svegli" delle precedenti generazioni, perchè hanno accesso a molte informazioni. Anche nella comicità, molti sketch e personaggi sono rivolti a loro. Quindi anche temi finanziari e di economia vengono assimilati prima e con facilità.
2. Ritieni che i nuovi mezzi di comunicazione digitale possano contribuire ad una maggiore diffusione dell’educazione finanziaria?
Sicuramente, io sono owner di una società di comunicazione, e il digitale è fondamentale per le aziende che vogliono stare sul mercato. I bambini nascono già abituati al digitale, è normale per loro. Una corretta educazione finanziaria deve utilizzare queste piattaforme per insegnare e dare strumenti utili.
3. Credi sia possibile in futuro avvicinare ulteriormente i più piccoli alle tematiche dell’educazione finanziaria?
Sì, io stesso come contenuti digitali, utilizzo una "maschera comica", James Tont, perchè tramite il gioco e l'ironia riesco a trasmettere concetti anche complessi, in maniera "profondamente leggera". Il risultato è una soglia d'attenzione molto alta e un imprinting oggettivo, sia sui bambini che sugli adulti. È un meccanismo ancestrale che funziona in maniera efficace.
4. Sei favorevole alla paghetta? Se sì, a che età credi si debba dare e se la dai come la utilizzano i tuoi figli?
La paghetta è un metodo per insegnare il valore del denaro e responsabilizzare. Lo farei in maniera graduale, facendo dei "test" per verificare se il bambino ha compreso il "senso". L'età è soggettiva. Inizierei con degli esempi con soldini finti per capire se ha capito.
5. I bambini vengono spesso tenuti lontano dalle decisioni relative alle spese familiari. Tu di solito come ti comporti con i tuoi figli?
Io ho un figlio di tre anni. Quello che gli trasmetto è che non può avere tutto ciò che vuole. Per comprare qualcosa, prima papà deve lavorare. È una metafora per spiegargli che nella vita, prima devi impegnarti al massimo in quello che fai e quindi consequenzialmente ci sarà un riconoscimento.