Gli italiani e l’educazione finanziaria
Cos'è l'educazione finanziaria? Lo abbiamo chiesto a Laura Costa, genitore del Consiglio di Direzione della scuola Faes Monforte di Milano.
L’educazione finanziaria è un tema su cui gli italiani sono sensibili o c’e’ bisogno di fare informazione?
L’educazione finanziaria nel nostro paese è stata storicamente molto limitata. L’interesse ad approfondire non c’era. In fondo, la necessità principale è sempre stata quella di finanziare il debito pubblico e, così facendo, di avere le risorse per alimentare la spesa pubblica. E per questo, anche attraverso un forte coinvolgimento del sistema bancario, le nostre abitudini sono sempre state orientate a valutare gli investimenti in titoli di stato: questo non ci ha abituati a una maggiore profondità della nostra cultura finanziaria. La stessa attenzione all’uso delle risorse pubbliche, in fasi prolungate di fiducia da parte dei mercati finanziari, ha portato la nostra pubblica amministrazione a spendere più di quanto fossimo in grado di poter fare. Le necessità oggi si stanno strutturalmente modificando e il tema della cultura finanziaria e, in generale, della cittadinanza economica si pone come un punto importante nel percorso di crescita delle nuove generazioni. Purtroppo negli ultimi anni si è fatto molto poco su questo.
Nel mondo sempre più consumistico di oggi, i giovani secondo lei sono sufficientemente preparati rispetto alla gestione del denaro? Su quali informazioni e strumenti possono contare?
Direi che i giovani oggi non sono sufficientemente preparati rispetto alla gestione del denaro perché solitamente ne hanno sempre a disposizione una cifra tale da non obbligarli ad effettuare scelte alternative sulla destinazione delle risorse. Inoltre, il fatto che per ragioni di carattere normativo il lavoro giovanile, anche per periodi limitati di tempo, sia scarsamente incentivato, non aiuta i ragazzi a fare esperienza dello sforzo di guadagnare il denaro e della soddisfazione che si prova. Gli strumenti per la gestione del denaro sono importanti ed esistono, ma è prioritario fornire loro i criteri per una corretta gestione dello stesso, cosa che credo spetti in primis alla famiglia.
Che cosa dovrebbero fare le istituzioni perché si formi una “coscienza” economico-finanziaria negli individui?
Vedo molto positivamente tutto ciò che può rendere ‘istituzionali’ dei percorsi di sensibilizzazione, di informazione, di formazione sui temi della cittadinanza economica. L’educazione civica, oggi, ha bisogno di maggiore profondità e deve assolutamente incorporare temi economici, finanziari e fiscali. Credo, allo stesso modo, che debbano essere valorizzate e incentivate iniziative private che possano favorire lo sviluppo di programmi da integrare con i percorsi più tradizionali. Deve essere molto chiaro che finanza ed economia hanno anche una base valoriale forte. Non è quindi solo un tema di formazione tecnica. E’ per questo che parlare alle nuove generazioni di questi temi comporta che siano chiari i messaggi da trasferire. Del resto la finanza non ha generato fasi di crisi profonda per ragioni tecniche soltanto, ma anche per ragioni etiche.
La scuola dovrebbe avere un ruolo? E quale la relazione, nel caso, tra scuola e famiglia?
La scuola può certamente avere un ruolo nel fornire strumenti di approfondimento delle tematiche finanziarie sia per gli alunni che per i genitori. Ma gli sforzi della scuola restano limitati se non c’è un impegno anche da parte delle famiglie nel portare avanti un discorso comune e di educazione alla sobrietà. Ho quattro figli, di cui due figlie adolescenti e conosco bene lo sforzo che, con mio marito, facciamo per far sì che le ragazze acquisiscano il valore del denaro. Personalmente credo che l’esempio dei genitori sia il primo messaggio da dare unito alla pazienza e alla fiducia che prima o poi anche loro arriveranno ad essere adulte e responsabili. Nella scuola che abbiamo scelto per i nostri figli, il Faes, una delle caratteristica principali è la rete di relazione tra le famiglie e la solidarietà nell’educazione a certe tematiche tra cui la sobrietà. Le faccio un esempio: per organizzare i viaggi di istruzione di più giorni è ormai tradizione che i ragazzi si organizzino per vendere torte o manufatti per autofinanziarsi.
Quali sono le prospettive?
E’ molto positivo l’interessamento da parte del Ministero della Pubblica Istruzione al potenziamento dell’educazione alla cittadinanza economica all’interno dei programmi della scuola. Mi pare che da questo punto di vista la crisi possa avere un risvolto positivo, spingendo Istituzioni e famiglie a riflettere sul tema e a trovare nuove soluzioni. Vedo con interesse anche le iniziative che singole scuole stanno mettendo in campo per far fronte alla situazione odierna con fantasia e creatività.