David Ricardo
La vita
David Ricardo nasce a Londra nel 1772 da una famiglia di origine ebraica dalla quale però si distacca per un intreccio di motivi di ordine personale e religioso. Svolge, come il padre, la professione di agente di borsa e lo fa con molto successo. Dopo aver messo da parte una notevole fortuna si ritira dagli affari all’età di 42 anni per poi dedicarsi allo studio ed alla politica. Muore nel 1823.
Le due opere più importanti di Ricardo sono il “Saggio sull’influenza del basso prezzo del grano sui profitti del capitale” (1815) e “Sui principi dell’economia politica e della tassazione” (1817).
Le idee
Entrambi gli scritti sono fortemente ispirati dai temi politici e sociali oggetto di dibattito nei suoi anni. In particolare, Ricardo aspira a fornire una base scientifica che possa essere usata per sostenere la sua battaglia a favore dell’abolizione dei dazi sull’importazione di derrate agricole ed a favore della tassazione delle rendite terriere. Nel conflitto sociale tra gli aristocratici proprietari terrieri e l’emergente classe borghese Ricardo si schiera dalla parte di quest’ultima. Nell’opinione di Ricardo, infatti, i proprietari terrieri percepiscono senza merito una rendita dalle loro terre che è troppo elevata. Pertanto, da un lato, questa rendita va ridotta abbassando i dazi di importazione per le derrate alimentari e, di conseguenza, mettendo in concorrenza i proprietari terrieri inglesi con quelli degli altri paesi europei. Dall’altro, la rendita degli aristocratici va trasferita al resto della società attraverso la tassazione.
Nonostante l’impulso speculativo provenga dal dibattito dei suoi tempi, molte tra le idee e le teorie elaborate da Ricardo sono valide ancora oggi. In questa sede abbiamo scelto di presentare in forma semplice due teorie che vengono spesso insegnate nei corsi universitari introduttivi. Si tratta della teoria dei vantaggi comparati e della teoria della rendita.
La teoria dei vantaggi comparati ha come obiettivo quello di dimostrare che il commercio internazionale beneficia tutti i paesi che vi partecipano. L’idea è semplice. Se ogni paese si specializza nelle produzioni per le quali è più efficiente allora la specializzazione non fa altro che aumentare il livello di produzione mondiale di tutte le merci. Se poi il commercio internazionale funziona in modo corretto, questi maggiori quantitativi di merci arrivano in tutti i paesi facendo aumentare il livello del benessere in ciascuno di essi.
L’argomento serviva a Ricardo per sostenere la sua lotta a favore dell’abolizione dei dazi che ostacolano il commercio internazionale. Ma lo stesso argomento, a distanza di due secoli, può essere usato oggi per contrastare l’opinione grossolana, sostenuta da non poche persone, che la cosiddetta mondializzazione produce soltanto dei danni.
Con la teoria della rendita, invece, Ricardo spiega come gli affitti che vengono pagati ai proprietari terrieri per l’uso agricolo delle loro terre dipende sia dalla richiesta di derrate alimentari sia dal livello di fertilità di ciascun appezzamento.
Nell’Inghilterra agli inizi dell’800 l’agricoltura aveva un peso ancora notevole e la teoria della rendita guardava sicuramente ad un aspetto non irrilevante dell’economia del tempo.
Commetteremmo però un grosso errore se noi oggi considerassimo la teoria della rendita di Ricardo come poco rilevante in considerazione del fatto che l’agricoltura non è più una parte importante dell’economia. Infatti, la teoria non vale solo per la terra ma può essere usata per spiegare come si originano i redditi per tutti quei fattori che – come la terra – sono sia scarsi sia non riproducibili. Ad esempio, il talento calcistico è una risorsa sia scarsa sia non riproducibile (non esiste nessuna fabbrica del talento). Gli spettacolari redditi percepiti da coloro che posseggono questo talento sono delle vere e proprie rendite che traggono la loro origine dalla richiesta di intrattenimento sportivo. Proprio come le rendite agricole di Ricardo traggono la loro origine dalla richiesta di derrate alimentari.