Viren Beltramo e Savino Genovese
1. Quando portate in scena “Econosofia” quale percezione vi arriva dalla platea dei ragazzi?
Viren: da Nord a Sud la sensazione è sempre quella di trattare degli argomenti che ai ragazzi interessano particolarmente. Può sembrare strano che degli adolescenti si interessino di economia, eppure non è così. I più sono attenti e partecipativi. Sono curiosi di capire quali messaggi stiamo cercando di trasmettere loro fra una battuta e l’altra e riescono a cogliere molte sfumature. Hanno già piena consapevolezza di quanto il denaro e la sua corretta gestione siano una parte molto importante della loro vita attuale e futura e di quella delle loro famiglie. Noi lavoriamo quasi tutti i giorni con gli adolescenti, laboratori e spettacoli ce li fanno incontrare e conoscere, e sappiamo che con loro si può ancora essere utili, agire, cambiare le cose. Sappiamo che se racconti nel modo giusto una storia e fai vivere loro un’esperienza non restano indifferenti. Anche chi sta già deponendo le armi o si sta assopendo, si sveglia bruscamente. Poi il bello di fare spettacoli come questi nelle scuole è che la maggior parte degli studenti che incontri, da soli, non verrebbero mai a vederti. Sono praticamente obbligati da insegnanti o percorsi di studio. E non mentono. La reazione è completamente sincera. E non c’è niente di più bello del conquistare l’attenzione di un ragazzo col muso, le cuffie nelle orecchie, pronto a schiacciarsi un pisolino.
Savino: L’inizio è sempre in salita. Perché non sanno cosa aspettarsi. Per la maggior parte di loro è solo un’occasione per saltare la lezione, ma quando lo spettacolo inizia, entriamo in empatia con il nostro giovane pubblico. I nostri problemi diventano i loro, le nostre gioie li contagiano, e l’ora che passiamo insieme diventa un modo per guardarsi allo specchio. Loro si riconoscono, vedono il presente che stanno vivendo, il passato che hanno vissuto i loro genitori e intravedono il loro futuro. Per noi, invece, loro riflettono le nostre speranze e la fiducia che un giorno possano trasformarsi in adulti meravigliosi.
2. Il teatro può educare al risparmio? In che modo?
Viren: la prima risposta che mi viene in mente è: emozionando. Quando ciascuno di noi ride, si commuove o sussulta è vivo, percettivo, disponibile e in ascolto. Il teatro crea l’occasione per emozionare e trasferire i contenuti che desidera veicolare in un istante preciso. Il teatro è uno scambio, dove chi sta sul palco ha il potere, e quindi la responsabilità, di condurre lo spettatore dove desidera in un tempo molto concentrato.
Savino: Il teatro educa per sua natura. Ha potenza e vive di energia. Se il teatro vuole, può! Sembra una frase ridondante, ma la verità è che se tu, come spettatore, sei disponibile, tutto può cambiarti. Poi ci sono gli interpreti, il testo, la regia e loro possono fare la differenza, trasformando in disponibilità la iniziale diffidenza.
3. Adesso che siete genitori, com'è cambiato il vostro bilancio familiare?
Viren: noi siamo un caso piuttosto particolare, il nostro mestiere, in Italia, è a stento riconosciuto come tale e sembra sempre una cosa incredibile quando dici di riuscire a vivere con il teatro. Da quando è nata Bianca, il nostro lavoro ha continuato a crescere. Probabilmente perché quando ti arriva una creatura così speciale di cui occuparti, cerchi molto di più la concretezza. Non puoi permetterti di perdere tempo e ogni secondo è prezioso. Devi pensare non solo al presente ma anche e soprattutto al futuro, quindi impari a organizzare meglio la tua attività e i tuoi investimenti.
Savino: Da quando è nata Bianca sono aumentate le attività familiari come l’acquisto di cose che prima non compravamo, come i pannolini. Oppure le passeggiate pomeridiane per farla dormire. Tutto questo ha cambiato i nostri ritmi e la nostra economia, ma in meglio! Ci ha dato ancora più equilibrio e ha reso il nostro concetto di risparmio ancora più importante di quanto non lo fosse prima. Fare teatro e il genitore è un’esperienza che auguro a tutti, perché arricchente. Ti arricchisce come persona e ti obbliga a non buttare via il tempo e i soldi, che diventano preziosissimi quando da due passi a tre.
4. Come parlate a vostra figlia del denaro? Vi sentite competenti nel farlo?
Viren: Bianca ha 2 anni e mezzo, dei cari amici ci hanno regalato un conto per lei l’anno scorso. Per quell’occasione abbiamo rotto con lei il suo primo salvadanaio (che avevamo cominciato a riempire da quando sono rimasta incinta) e ne abbiamo depositato il contenuto spiegandole il motivo. Poi abbiamo preso un altro salvadanaio, lo abbiamo colorato insieme e ogni volta che mamma o papà hanno una moneta da 2 euro gliela danno per metterla nel salvadanaio e le spiegano che quei soldi, un giorno, la potranno aiutare a realizzare i suoi sogni.
Savino: Probabilmente sarà lei che istruirà me sull’uso del denaro. Se come genitori diamo il buon esempio tutti i giorni che passeremo insieme, probabilmente troverà il modo giusto da sola, facendola sentire indipendente nelle sue scelte, ma allo stesso tempo consigliata dalle persone che la amano.
5. Paghetta: sì o no?
Viren: Assolutamente sì!
Savino: La paghetta sarà il primo passo verso la sua indipendenza. Penso proprio che le faremo un contratto a tempo indeterminato!