Roberto Castaldo
1. Valore del denaro: come riesci a comunicarlo ai tuoi figli?
Ho due figli abbastanza grandi (18 e 14 anni), ai quali io e mia moglie abbiamo sempre cercato di trasmettere il nostro approccio naturale e “tranquillo”, nel senso che per nessuno di noi il denaro è mai stato un assillo o un obiettivo primario ed esclusivo… non si vive di solo stipendio! Sin da piccoli i miei figli hanno avuto la loro paghetta, così da potersi subito confrontare con il valore del denaro, ma in generale credo che i ragazzi apprendano molto (e molto meglio) basandosi sugli esempi che i loro genitori riescono a fornire, giorno per giorno, e penso che questo metodo abbia funzionato bene nel mio caso, visto che i miei figli non hanno sviluppato nessun rapporto ossessivo o di maniacale dipendenza dal denaro.
2. I bambini vengono spesso tenuti lontano dalle decisioni relative alle spese familiari. Meglio coinvolgerli o aspettare che crescano?
Naturalmente ogni età richiede modi e maniere diverse per proporre argomenti così importanti, non penso che esista una “ricetta” unica per tutti; quel che è certo è che a tutte le età ogni genitore rappresenta sempre e comunque, anche inconsapevolmente, un modello ed un riferimento col quale i figli non possono non rapportarsi. Il tentativo di tenere i propri figli lontani dalle decisioni relative alle spese ed alla gestione dei soldi, può essere visto dai ragazzi come un limite non facile da comprendere. Certo nessuno pretende che i figli, magari molto piccoli, prendano decisioni in prima persona su argomenti più grandi di loro, però sono convinto che la mancata partecipazione alle dinamiche famigliari sia un fattore potenzialmente dannoso.
3. Discuti di tematiche economico-finanziarie con i tuoi studenti? Se sì, quali sono gli strumenti didattici che utilizzi per sviluppare le loro competenze?
In alcune delle mie classi ho delle ore in compresenza con i colleghi di economia aziendale, ma credo fermamente che le tematiche economiche e finanziarie debbano rientrare a pieno titolo nelle competenze trasversali, cioè quelle non legate a discipline specifiche, al cui conseguimento devono concorrere tutti gli insegnanti. In quest’ottica, io vedo il rapporto insegnante-alunno non troppo dissimile da quello genitore-figlio, e sono portato a considerare i miei alunni non tanto come un “contenitore di informazioni” da riempire quanto più possibile, ma come una sorta di “fiaccola” alla quale dare virtualmente fuoco affinché possa accendersi la voglia di approfondire, perché no, anche argomenti di carattere economico e finanziario.
4. Sono molte le iniziative scolastiche per portare l’economia e la finanza in classe: come pensi che la scuola possa incrementare il suo contributo a sostegno dell’educazione finanziaria?
Secondo me, una delle pecche ataviche della vecchia scuola era l’isolamento in cui ciascuna disciplina viveva, spesso in contrasto con altre afferenti ad aree disciplinari solo apparentemente distanti. Negli ultimi anni qualcosa sta cambiando, e ci si sta accorgendo sempre di più che anche parlando di storia o di informatica si possono proporre ragionamenti, sollecitare indagini ed analisi, far nascere o rafforzare competenze legate all’economia ed alla sana gestione del denaro, il tutto in un ampio ed integrato ambito pluridisciplinare. Le tradizionali discipline di studio dovrebbero essere tutte considerate come il grimaldello per attivare meccanismi universalmente utili, quali l’autostima, il ragionamento logico, il problem solving, ed il raggiungimento di competenze come “imparare ad imparare”, valide e sfruttabili in tutti gli ambiti culturali e lavorativi. Il “learning by example” e “learning by doing” dovrebbero essere metodologie molto più sfruttate, e ben vengano in quest’ottica iniziative di approfondimento per sostenere l’educazione finanziaria, per le quali considero in maniera positiva il contributo di enti, associazioni e fondazioni esterne al mondo della scuola, che possano realmente porsi come tramite per avvicinare la Scuola ed i nostri ragazzi al mondo reale.
5. Credi che la comunicazione digitale possa favorire la formazione scolastica in materia di economia e finanza?
I ragazzi delle ultime generazioni hanno un’attenzione particolare per tutto quel che passa attraverso uno smartphone o un tablet… Non a caso in molti sono convinti che il futuro della didattica e della divulgazione passi necessariamente (magari non solo) attraverso il digitale, che però ha bisogno di professionisti della comunicazione in grado di progettare e realizzare adeguatamente contenuti di questo tipo, professionisti che dovrebbero iniziare a muovere i primi passi già sui banchi scolastici. Sì, secondo me la vera sfida è considerare i nostri ragazzi non solo come i destinatari della comunicazione digitale, ma anche come i “maker”, i realizzatori di tali contributi. Un personale contributo a questa idea, che riguarda anche il mondo dell’economia e della finanza, è il progetto www.PilloleDiConoscenza.it che ha previsto finora la realizzazione di 19 “pillole”, cioè brevi filmati di carattere didattico e divulgativo. Si parla di storia, di letteratura, di chimica, di matematica, di ambiente, di legalità, ma anche della “storia del denaro” e della “salute di uno stato” dal punto di vista economico, ed il vero valore aggiunto di questo progetto è che i filmati sono stati realizzati interamente (dall’editing del testo alla scelta della musica, al montaggio finale) dai ragazzi, opportunamente formati e guidati dai docenti. Solo la voce narrante ci è stata “prestata” dall’attore e regista Giulio Base, che da subito si è mostrato entusiasta della nostra idea, e non ha mai smesso di supportarla! Il progetto, tuttora in essere, è stato pluri-premiato in Italia (ma anche negli USA), a dimostrazione di quanto il risultato conseguito sia di livello professionale, ma soprattutto risulti efficace nel trasmettere in maniera fresca, semplice e gradevole concetti che altrimenti rischierebbero di infrangersi contro mura di noia e incomprensione.