L’ottimismo in economia
Essendo morto nel 1882, Charles Darwin non ha mai avuto occasione nel corso della sua vita di osservare un telegrafo senza fili oppure una radio. Esiste però un filo sottile che connette la teoria dell’evoluzione ai moderni televisori 3D. Questo filo passa per la tendenza all’ottimismo propria della natura umana e per il marketing dei beni durevoli.
Ma procediamo con ordine ed iniziamo dall’ottimismo. Ai giovani che aspirano ad una laurea in economia viene normalmente insegnato che gli individui, quando si tratta di decisioni economiche, sono soggetti razionali. I consumatori sono dei robot che hanno per obiettivo la massima soddisfazione. Gli imprenditori sono dei robot che hanno per obiettivo il massimo profitto. Il software di questi robot impone loro di vagliare preventivamente i benefici ed i costi di ogni decisione e di passare all’azione solo se i primi sono superiori ai secondi.
Ovviamente, nessun economista crede ciecamente all’approccio razionalista appena descritto, perchè, come si ama dire nella professione, l’approccio è valido solo come approssimazione della realtà. Rimane vero, tuttavia, che in passato troppo spesso gli economisti hanno trascurato il fatto che gli individui in carne ed ossa si comportano di norma in modo diverso da quanto raccontato nei libri di economia.
Uno tra gli aspetti che più differenzia gli individui in carne ed ossa dagli individui-robot è proprio la tendenza all’ottimismo, la tendenza cioè a sottostimare sistematicamente la probabilità di eventi futuri negativi e a sovrastimare quella di eventi futuri positivi.
Sembra che nel nostro cervello ci sia un meccanismo che ci porti a ignorare le leggi della probabilità e ci induca a ritenere che le cose negative accadano sempre agli altri e non a noi stessi. Allo stesso modo, sul versante degli eventi positivi, noi tendiamo a sovrastimare le probabilità teoriche. Ad esempio, noi sovrastimiamo la probabilità di vincere alla lotteria. Razionalmente, una volta tenuto conto della probabilità oggettiva di vincere, il prezzo del biglietto non è mai giustificato dal premio. Gli unici soggetti razionali in una lotteria non sono coloro che acquistano i biglietti ma coloro che la organizzano. Altro esempio: come si può giustificare, se non attraverso un eccessivo ottimismo sulle possibilità future di impiego, la decisione di molti giovani di puntare su facoltà umanistiche? Non solo i dati oggettivi ma anche la percezione del quotidiano documentano che i laureati in ingegneria trovano subito lavoro mentre i laureati in scienze della comunicazione sono destinati ad anni di disoccupazione. Eppure, guardando ai dati sulle immatricolazioni universitarie degli ultimi anni, troppi giovani sembrano ignorare questo fatto. Le preferenze personali e le attitudini sono importanti e vanno tenute in debito conto quando si sceglie un percorso di studi ma non c’è dubbio che l’eccessivo ottimismo giochi un ruolo non indifferente.
Ma adesso passiamo ai televisori 3D. L’elemento che più ci interessa per quanto riguarda questi televisori è che, al pari di molti altri beni di consumo durevoli (automobili, arredo, etc.), essi vengono proposti dai venditori con delle formule di pagamento rateali. Infatti, è proprio nelle “comode” rate che si annidano le tentazioni del marketing e le sirene dell’ottimismo.
In molti casi gli acquisti a rate sono perfettamente in linea con il paradigma della razionalità. Le rate, infatti, rappresentano un modo per trasferire risorse dal futuro al presente. Una giovane coppia con pochi risparmi non potrebbe comprar casa se non potesse disporre oggi, attraverso un mutuo, di un reddito che guadagnerà solo in futuro.
E’ fuori dubbio, tuttavia, come ben sanno gli esperti di marketing ed i commercianti di esperienza, che le rate invogliano ad acquistare di più di quanto si farebbe altrimenti e che ricorrono alle rate anche coloro che potrebbero pagare subito in contanti. Attraverso le rate, insomma, si può sfruttare e piegare a proprio vantaggio l’innata tendenza umana a valutare il futuro con ottimismo e a preoccuparsi poco del rischio di trovarsi in una situazione di insolvenza. Chi acquista a rate è sempre fiducioso che esse non rappresenteranno un problema e che, in un modo o nell’altro, si troveranno i soldi per far fronte agli impegni.
L’eccessivo ottimismo sugli eventi futuri, quindi, non solo spiega perché alcune persone continuano a fumare, a non allacciare le cinture di sicurezza o ad eccedere nell’assunzione di calorie ma spiega anche perché alcuni individui si indebitano per l’acquisto di beni di consumo più di quanto sarebbe giustificato sulla base di una valutazione oculata ed oggettiva del futuro. Dietro ogni caso di sovra-indebitamento ed insolvenza o c’è una sovrastima delle prospettive di reddito future oppure c’è un evento negativo che ha ridotto il reddito disponibile e di cui non si è tenuto debito conto (malattia, licenziamento, divorzio, etc.).
Dopo aver discusso di ottimismo e di televisori ritorniamo al punto di partenza: Darwin. La teoria dell’evoluzione, anche se abbastanza trascurata nei programmi scolastici italiani, è ormai condivisa da quasi tutti i naturalisti di professione. Una implicazione di questa teoria è che ogni specie vivente tende a conservare quelle caratteristiche che rendono i singoli individui avvantaggiati, nella riproduzione, rispetto ad altri individui. Un tempo esistevano giraffe dal collo corto e giraffe dal collo lungo. Quelle dal collo corto, rispetto a quelle dal collo lungo, avevano minori possibilità di alimentarsi e quindi, minori possibilità di arrivare vive ed in buona salute alla fase riproduttiva. Le giraffe attuali, pertanto, sono figlie di quelle dal collo lungo ed hanno conservato le caratteristiche dei loro genitori. La specie vivente delle giraffe ha conservato una caratteristica che, nella lotta per la sopravvivenza, avvantaggiava in passato alcuni individui (quelli dal collo lungo) e ne svantaggiava altri (quelli dal collo corto).
Alcuni studiosi si sono chiesti se la tendenza all’ottimismo degli uomini potrebbe essere simile al collo lungo delle giraffe ovvero se l’ottimismo abbia rappresentato in passato un elemento di vantaggio di alcuni individui (gli ottimisti) rispetto ad altri (i pessimisti) e, per questa ragione, rappresenti oggi un tratto comune a tutto il genere umano.
A prima vista, la tendenza all’ottimismo rappresenta un rompicapo per i sostenitori della teoria dell’evoluzione. L’eccessivo ottimismo, infatti, induce a prendere poche precauzioni e questo, un tempo, significava una maggiore probabilità di essere mangiati da un predatore e di non riuscire ad arrivare alla fase riproduttiva. Il pessimismo, invece, induce comportamenti cauti e prudenti e, quindi, implica una maggiore probabilità di arrivare vivi alla riproduzione. Dovremmo, quindi, essere un po’ tutti discendenti di individui pessimisti e prudenti e non di individui ottimisti ed avventati; dovremmo cioè conservare i geni del pessimismo e non quelli dell’ottimismo. Ecco il rompicapo!
L’ottimismo, tuttavia, non produce solo svantaggi ma anche vantaggi. L’ottimismo è ciò che ci dà coraggio, ciò che ci spinge a tentare strade non ancora esplorate. Probabilmente, se nella competizione darwiniana tra uomini primitivi pessimisti e ottimisti avessero prevalso i primi, vivremmo ancora nelle caverne stretti gli uni agli altri per difenderci dai predatori e dal freddo. E’ grazie agli ottimisti ed alle loro avventate decisioni che abbiamo fatto le conquiste della scienza e della tecnica che ci rendono così superiori ai nostri nemici “naturali”. Evidentemente, nel processo di tentativi ed errori che ha portato a queste conquiste molti ottimisti sono finiti male, vittime delle loro errate valutazioni. Ma coloro che hanno avuto successo e sono sopravvissuti hanno guadagnato un margine di vantaggio sui pessimisti che ha consentito loro di perpetuare i loro geni fino ai giorni nostri. Noi, in quanto specie, siamo quindi i discendenti di individui inclini all’ottimismo e ne abbiamo ereditato il carattere.
A quanto pare, quindi, è l’ottimismo e non il pessimismo il fattore di vantaggio che plasma la nostra evoluzione e ci rende così votati al progresso.