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      L’educazione finanziaria prima di tutto in famiglia

      Sabrina Greco - Ricercatrice INVALSI, lavora presso l’Area Indagini Internazionali. Si occupa degli aspetti teorico-metodologici della costruzione degli strumenti di background per le rilevazioni internazionali. Lavora in diversi progetti internazionali e attualmente è coinvolta nei progetti Programme for International Student Assessment (PISA) e International Civic and Citizenship Education Study (ICCS). I suoi interessi di ricerca comprendono la relazione tra gli aspetti contestuali della scuola e l’apprendimento degli studenti e l’insegnamento dell’Educazione Finanziaria, collaborando con la Fondazione per l’Educazione Finanziaria (FEDUF) e Banca d’Italia. È membro del Comitato Scientifico per il Concorso EconoMia. È autore di diverse pubblicazioni e rapporti che riguardano PISA.

      Carlo Di Chiacchio - Ricercatore INVALSI, lavora presso l’Area Indagini Internazionali. Si occupa degli aspetti metodologici e psicometrici relativi allo sviluppo degli strumenti di rilevazione. Lavora sul progetto Programme for International Student Assessment (PISA) già dal ciclo 2000 come analista e ha ricoperto l’incarico di National Project Manager nel 2012, 2015 e come co-National Project Manager nel ciclo 2022. Dal 2012 il suo campo di ricerca riguarda anche la Financial Literacy, collaborando con la Fondazione per l’Educazione Finanziaria (FEDUF) e Banca d’Italia. È autore di diverse pubblicazioni e rapporti che riguardano PISA e l’applicazione della modellistica Rasch.

      1. Secondo i dati dell’indagine Ocse-Pisa Financial literacy 2018, uno studente italiano su cinque non possiede le competenze minime necessarie per prendere decisioni finanziarie responsabili e ben informate. La scuola in questi ultimi anni ha fatto già tanto in termini di educazione finanziaria, cosa manca dunque per conseguire risultati migliori?

      Le scuole fanno un lavoro importante, ma si tratta ancora di iniziative volontarie guidate dall’entusiasmo di singoli docenti o Dirigenti scolastici. Ci sono molte istituzioni come Feduf, Banca d’Italia, CONSOB, che offrono alle scuole la possibilità di partecipare a programmi e di usufruire gratuitamente di materiali volti a fasce d’età specifiche. Le attività di monitoraggio, a partire da quella di Banca d’Italia del 2012 fino a quella dell’Osservatorio Nazionale per l’Educazione Economica e Finanziaria (ONEEF) del 2018, confermano la necessità di una maggiore diffusione di queste attività, nonostante si sia riscontrato un aumento nel tempo, e una particolare attenzione alla valutazione d’impatto. Dal nostro punto di osservazione, quello che ancora manca è l’attuazione a livello di sistema della Strategia per l’educazione finanziaria; manca ancora l’integrazione all’interno di indicazioni nazionali, soprattutto con riferimento a contenuti, tempi e formazione docenti. Ci sono poi altri due elementi da considerare: il primo riguarda l’indagine PISA in sé; il secondo riguarda gli aspetti cognitivi di risposta ai quesiti. Per quanto riguarda il primo punto, sebbene la rilevazione di FL in PISA coinvolga un numero di studenti elevato, le iniziative di EF che riguardano le scuole sono spontanee e non a sistema. Questo significa che è difficile usare i dati PISA per sostenere quanto le attività svolte dalle scuole siano efficaci alla promozione della competenza finanziaria, così come rilevata dall’indagine. Bisogna anche tenere in considerazione la specificità del quadro di riferimento di FL di PISA e quella dei singoli programmi adottati. Riguardo il secondo punto, sappiamo già dalla rilevazione del 2012 che la competenza finanziaria è associata in maniera non trascurabile sia alla competenza matematica, sia alla competenza di lettura. Quest’ultima riveste un ruolo importante, in particolar modo per quello che riguarda la comprensione e l’interpretazione delle richieste del compito. Purtroppo, i nostri quindicenni ancora mostrano carenze importanti da questo punto di vista.

      2. Il punteggio dell’Italia è vicino a quello della Slovacchia ed è ben inferiore a Estonia, Finlandia, Canada, Polonia e Australia. Tuttavia i ragazzi del Nord-Est e del Nord-Ovest hanno ottenuto punteggi più elevati dei loro coetanei del Sud e delle Isole. Quali fattori possono aver fatto la differenza?

      La differenza Nord-Sud purtroppo è un aspetto che caratterizza da tempo il nostro paese non soltanto nella rilevazione delle competenze finanziarie PISA, ma anche in altre rilevazioni internazionali e nazionali (prove INVALSI) dove sono state rilevate altre competenze, come matematica, lettura e scienze. È un fenomeno complesso in cui è difficile distinguere singoli fattori responsabili di differenze così articolate. PISA non permette di trarre conclusioni di causa-effetto, poiché i dati non sono di natura sperimentale. È interessante comunque notare che i diversi monitoraggi condotti sulle iniziative di EF hanno messo in evidenza una minore presenza di attività nel Mezzogiorno. Inoltre, il divario Nord-Sud sulla competenza finanziaria non sembrerebbe riguardare soltanto gli adolescenti, ma anche fasce d’età più elevate.

      3. A proposito di differenze: l’Italia è uno dei pochi Paesi in cui si è anche rilevata una difformità importante a favore dei ragazzi. Le femmine che sono riuscite a risolvere compiti più complessi sono in percentuale minore dei maschi. Le ricerche che avete condotto hanno portato in evidenza le ragioni di questo fenomeno?

      Il risultato più evidente è legato alla differenza tra maschi e femmine nei domini classici di competenza: i ragazzi superano le ragazze in matematica e, viceversa, le ragazze hanno risultati migliori in lettura. La letteratura internazionale conferma anche il ruolo di caratteristiche di personalità, quali ad esempio la più bassa autostima, e quindi, autoefficacia in ambito finanziario delle donne, ma anche in ambito STEM. Probabilmente questa bassa autoefficacia potrebbe essere in qualche modo indotta dal fatto che, tendenzialmente, i genitori prevedono per i loro figli carriere diverse a seconda del genere: per i maschi carriere in ambito scientifico, per le femmine in altri settori. In PISA, le ragazze hanno la famiglia come fonte d’informazione principale per quello che riguarda il denaro, ma a differenza dei ragazzi, parlano meno frequentemente di argomenti economici a casa. Possiamo ipotizzare quindi, che le differenze di genere nella literacy finanziaria non si basano solo sulle differenze dal punto di vista cognitivo, ma sono il prodotto di un assetto socio-culturale sui ruoli di genere che si struttura in giovane età e che permane anche da adulti, come dimostrato anche da altre indagini.

      4. Molto interessante è anche la fotografia delle fonti di informazione dei quindicenni! Nove studenti su dieci hanno indicato i genitori, otto su dieci internet, sei su dieci la televisione e la radio e solo quattro su dieci hanno pensato a maestri e professori. Qual è secondo voi il mix perfetto per una sana e corretta financial literacy?

      I dati della recente rilevazione PISA confermano che la famiglia, o gli adulti significativi, costituiscono una fonte d’informazione importantissima. Noi tutti, fin da piccoli, cominciamo a fare esperienza col denaro a casa, osservando il comportamento degli adulti e parlando con loro. Questo fatto però, impone una riflessione ulteriore e di importanza pratica: le ricerche stanno mostrando da tempo quanto la popolazione adulta sia carente dal punto di vista di conoscenze finanziarie adeguate. Quindi, i programmi di educazione finanziaria dovrebbero rivolgere la stessa attenzione, se non maggiore, soprattutto alle famiglie. Inoltre, come sottolinea l’OCSE nelle sue linee guida promulgate già nel 2005, è necessario investire fortemente nella formazione degli insegnanti. È stato osservato che la formazione dei docenti non dovrebbe coprire solo gli aspetti di contenuto integrabili nelle loro discipline, ma riguardarli in prima persona, cioè partendo dalle loro conoscenze/competenze finanziarie. In paesi come Estonia, Canada, Australia, Nuova Zelanda questo aspetto è già curato da tempo. Il risultato italiano sugli insegnanti come fonte d’informazione non deve sorprendere, proprio per il modo in cui l’EF è offerta ai nostri studenti. Si tratta, come abbiamo detto, di attività spontanee e diversificate e dove anche la formazione degli insegnanti non è organica. I dati PISA ci fanno vedere che le percentuali più alte di studenti che si rivolgono agli insegnanti si trovano in quei paesi dove l’EF è maggiormente strutturata. Infine, Internet può rappresentare un canale comunicativo particolarmente utile per i giovani che necessita di un continuo monitoraggio delle informazioni da integrare ai programmi di EF.

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