Fondazione per l'educazione finanziaria
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      Laura Anzano

      Laura Anzano, 37 anni, mamma a tempo pieno di due gemelle di 8 anni. Qualche mese fa si è conclusa la mia carriera lavorativa in azienda ma mi piace credere che il destino abbia voluto offrirmi l’opportunità di dare una svolta alla mia vita. Riempio le mie giornate disegnando e creando accessori per capelli e idee regalo per bambini e scrivendo sul mio blog www.thepocketmama.com e sul magazine www.paperproject.it

       

      1. Parli alle tue bambine del denaro e dell’importanza di risparmiare?

      I bambini tendono a fare molte richieste e noi genitori non possiamo certo soddisfarle tutte, sia perché il conto in banca andrebbe in rosso, sia perché non sarebbe educativo. E’ importante però motivare i nostri NO, spiegando loro che non si può avere tutto e che ci sono delle priorità. Quando acconsento all’acquisto di qualche extra, definisco preventivamente con le mie bambine un limite di spesa e spiego loro che il denaro va in parte conservato per le cose più importanti, come le matite colorate o i pennarelli per la scuola. Anche fare la spesa insieme è un’occasione per spiegare ai bambini come risparmiare. Scegliere il prodotto meno caro, verificare la data di scadenza per evitare sprechi e acquistare solo ciò che è davvero necessario, sono semplici azioni quotidiane che li aiutano a comprendere l’importanza del risparmio per far fronte alle necessità future.

      2. Credi che la paghetta sia uno strumento efficace per educarle alla gestione del denaro?

      Credo che la paghetta possa essere un valido strumento a partire dai 7 anni. A quell’età i bambini sono già in grado di fare addizioni e sottrazioni e hanno la possibilità di capire quanto possono spendere e quanto rimane a loro disposizione. Le mie bambine non ricevono ancora una vera e propria paghetta ma, se mi aiutano in qualche piccola faccenda domestica, a volte (non sempre!) ricevono una ricompensa. Credo sia un modo per far comprendere loro che i soldi si guadagnano lavorando e che lavorare costa impegno e fatica, quindi devono imparare a valutare quando è davvero il caso di spendere il loro gruzzoletto.

      3. L’approccio al denaro delle loro amichette le condiziona in qualche modo nelle loro decisioni?

      Sicuramente no, perché sono ancora troppo piccole. Non hanno ancora una gestione autonoma del denaro, né occasioni di confronto con le altre bambine. Possiamo riparlarne quando saranno adolescenti e ci saranno le prime uscite con le amiche?

      4. Ti senti competente nel trasmettere i concetti base dell’economia?

      Non credo che si debba essere ragionieri o mostri della finanza per trasmettere a un bambino i concetti base dell’economia. Anche perché non si tratta di spiegare un piano di accumulo del capitale, ma di far capire che i soldi non piovono dal cielo e che ogni scelta che facciamo ha una conseguenza positiva o negativa. Ovviamente bisogna usare il buon senso, un linguaggio semplice e far leva sugli interessi del bambino. Per esempio dire “se oggi ti compro dieci pacchetti di figurine, domani non avrò i soldi per comprarti i pennarelli per la scuola, o le scarpe per giocare a calcio” sarebbe meglio di “se oggi compri le figurine, la bambola e la macchinina, non abbiamo i soldi per pagare la rata del mutuo”.

      5. Ti aspetti che la scuola faccia qualcosa?

      Credo che la scuola possa insegnare “a far di conto” e a distinguere un euro da un centesimo. Può spiegare il concetto di spesa, di risparmio e, più avanti, di fondo di investimento e di piano di accumulo, ma siamo noi che dobbiamo insegnare ai nostri figli a gestire il denaro nel modo migliore possibile. Siamo noi i primi esempi che hanno davanti agli occhi e, se abbiamo la sindrome da acquisto compulsivo, sarà più difficile motivare il NO per una macchinina o una bambola.

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