Le donne e l’educazione finanziaria

Claudia Segre è Presidente di Global Thinking Foundation, la Fondazione nata nel 2016 con l’obiettivo di promuovere l’alfabetizzazione finanziaria rivolta a soggetti indigenti e fasce deboli. Claudia ha iniziato la sua carriera professionale in primarie banche italiane, dove ha maturato una lunga e consolidata esperienza specializzandosi sui mercati internazionali e nell’approfondimento delle dinamiche geopolitiche globali e le relative correlazioni economico-finanziarie. La nascita della Fondazione tre anni fa articola il suo impegno nella sfera della diversity. Si dedica, infatti, a progetti e iniziative volti a fare della diversità un’opportunità di crescita economica per i Paesi in via di sviluppo.

1. Presidente della Global Thinking Foundation dove da anni promuovi iniziative per sensibilizzare la cittadinanza e, in particolare le donne, alla gestione consapevole del denaro. A che punto siamo in Italia?

Purtroppo una serie di retaggi e norme sociali condizionano il ruolo delle donne come decisori autonomi sulle proprie scelte di gestione consapevole del denaro, come riportato nei dati fotografati dalla Consob quest’anno, con una preponderanza decisionale al 74% in mano agli uomini. Se pur dichiarando di condividere perlopiù le decisioni in famiglia, mettono in evidenza come le donne siano meno propense ad un ruolo attivo nella gestione del proprio denaro. Se poi uniamo al peso degli stereotipi anche le condizioni economiche e lavorative, è innegabile che si crei un circolo vizioso in quelle aree come al Sud dove le donne vivono un’esclusione finanziaria ancora più marcata, che si accompagna ad un alto tasso di abbandono degli studi rispetto ad un basso livello di investimenti nella cultura a discapito delle ragazze. Proprio per questo, parte delle nostre azioni sono concentrate nelle regioni meridionali con il programma Focus Sud.

2. In cosa si differenzia il progetto “Donne al Quadrato” dalle tante altre attività di educazione finanziaria?

Le peculiarità del Progetto che dopo una fase di test nell’autunno 2017 si e’ attivato su tutto il territorio nazionale nel 2019 ed ha già toccato 34 Comuni coinvolgendo 1500 Donne, sono molte:

  • La modularità nell’approccio, fornendo corsi base, avanzati e professionali frontali in aula con un complemento di webinar su temi specifici a disposizione;
  • L’accesso a materiali costantemente aggiornati, cartacei e digitali completati da un compendio come il nostro Glossario di Educazione Finanziaria – Parole di Economia e Finanza, giunto alla sua terza edizione;
  • Una APP “Consapevoli & Indipendenti!”, accessibile gratuitamente per corsi ed eventi.
  • La presenza di docenti certificate AIEF, l’associazione degli Educatori Finanziari con almeno 15 anni di esperienza sui mercati finanziari;
  • Una Task Force per le attività di mentorship, formata da oltre 40 professioniste che oltre alle docenti comprende avvocate, psicologhe e counsellor;
  • Due Sportelli fisici e quello digitale, contattabili via e mail o whatsapp chat, per un supporto alla prevenzione alla violenza ed all’abuso economico;
  • Una garanzia di qualità ed adesione alle normative vigenti in termini di GDPR, L.231 e Tutela dei rischi per i partecipanti ai corsi con monitoraggio e certificazione internazionale ISO 9001;
  • Un’analisi di impatto sociale puntuale effettuata da ALTIS, Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

L’efficacia del modello è seguita e continuamente implementata grazie all’attività del Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione che ne omologa e supporta la regolare attività di implementazione ed aggiornamento.

3. Su una scala da 1 a 10 sull’uguaglianza di genere dove si colloca il nostro Paese? E in particolare come si posiziona rispetto alle competenze finanziarie?

Il nostro Paese ha saputo recuperare terreno in ambito aziendale sul tema dell’uguaglianza di genere come dimostra l’indice di Bloomberg che vede i gruppi italiani passare da 4 a 10. Un indice che premia le migliori 325 società che rappresentano 42 Paesi su 6000 aziende in 84 Paesi. Tra questi gruppi: Acea, Enel, Terna, Poste Italiane, Hera, Snam ed alcune tra le principali banche. Ma c’è ancora molto da fare nel settore privato così come tra i professionisti in termini di parità salariale, di diffusione della cultura dell’inclusione, di politiche contro le molestie, quindi direi che siamo ancora sotto la sufficienza anche secondo gli indici globali stilati dalla Banca Mondiale e dal World Economic Forum.
Tra i parametri sicuramente quello delle competenze è quello che pesa di più e tra queste, quelle di educazione finanziaria che sono cruciali per ridurre il divario nell’accesso ai servizi finanziari e nell’emancipazione economica, ed è il primo tassello per contrastare i dati ancora allarmanti sulla violenza economica, e non solo, verso le donne.

4. La promozione dell’uguaglianza di genere è un tema che coinvolge l’intero pianeta. Ci sono modelli internazionali a cui vi ispirate?

Sicuramente la partecipazione ai tavoli internazionali dell’OCSE e del Fondo Monetario Internazionale, che hanno sempre avuto una particolare attenzione all’uguaglianza di genere permette un continuo e proficuo scambio di buone prassi e progettualità. Esattamente come nella partecipazione ai bandi europei ed internazionali. Ma prima di tutto Global Thinking Foundation nasce come un progetto internazionale con attività anche in Francia ed una Fondazione di diritto americano negli USA. Ogni ufficio e ogni team lavora su un differente target, e poi vengono seguiti i modelli di queste istituzioni globali, che permettono la condivisione di esperienze con tutte le CSO (Civil Society Organizations) ivi rappresentate.

5. E in chiusura, un tuo commento sugli scenari che si apriranno una volta che la grave emergenza sanitaria sarà rientrata e dovremmo affrontare quella economica. Quali rischi e opportunità in particolare per le donne?

L’emergenza sanitaria da COVID 19 ha messo a dura prova le donne perché ha colpito tutti i settori economico produttivi rispetto ad altre ondate recessive di natura prettamente economica che penalizzavano prevalentemente settori come il manifatturiero e le costruzioni. Così intere famiglie si son ritrovate in quarantena in casa e per le donne la gestione della cura dei figli e degli anziani si è sommata alla difficile gestione del lavoro da remoto e l’esposizione a dinamiche famigliari, quando condizionate da incomprensioni o violenze, con esiti psicologicamente importanti.
D’altro canto la convivenza forzata di tempi e attività domestiche auspichiamo possa far aprire una riflessione su una equa distribuzione dei ruoli come possibile e gestibile e da parte dei datori di lavoro, come la flessibilità lavorativa sia un’opzione che favorirebbe una maggiore partecipazione femminile al mondo del lavoro.
Non abbassare la guardia sull’allerta relativamente alla violenza economica verso donne e nuove generazioni, e cogliere le prerogative di un cambiamento sociale e lavorativo sarà il nostro focus per la fase 2 intensificando le iniziative formative e culturali laddove la recessione colpirà maggiormente e unendo al servizio digitale tramite APP anche le attività via Webinar integrative, e il servizio dello Sportello Digitale che opera anche tramite whatsapp.