L’educazione finanziaria nel lungo periodo

Prof. Francesco Saita - Direttore, Financial education research unit, centro di ricerca Baffi Carefin, Università Bocconi

1. Situazione previdenziale degli italiani: quale ruolo può giocare l’educazione finanziaria?

Può giocare un ruolo fondamentale. Chi andrà in pensione nei prossimi decenni riceverà una pensione più bassa rispetto all’ultimo salario rispetto ai propri genitori: questo è l’effetto sia dell’aumento della speranza di vita, per cui la pensione deve inevitabilmente coprire, in media, un numero di anni più lunghi, sia delle riforme (è bene dirlo, inevitabili e necessarie) che si sono dovute realizzare negli anni per rendere il sistema pensionistico più sostenibile e solido. Però proprio per questo è importante pianificare da giovani. E’ molto importante capire che importi anche piccoli accantonati per la pensione quando mancano ancora molti anni possono dare un contributo importante, proprio perché sono investiti per molti anni. Inoltre se ho 40 anni (o anche 50) e quindi un orizzonte ancora lungo prima della pensione è importante scegliere con molta attenzione il profilo di rischio del mio investimento previdenziale, evitando di assumere un rischio troppo elevato per me ma anche di assumere un profilo troppo cauto che non riesca a dare un rendimento sufficiente ai miei risparmi previdenziali nel lungo periodo.

2. Ragazzi e bambini: come parlare loro di economia e di finanza in modo efficace?

Per intervenire con ragazzi e bambini occorre certamente non solo adottare un linguaggio semplice e proporzionato all’età, ma anche (a mio avviso) considerare che l’obiettivo primario non è quello di trasmettere concetti complicati, ma di iniziare a interessarli ad aspetti che poi saranno importanti nella loro vita da grandi. E discutere anche con i bambini piccoli aspetti come il ritardo nella gratificazione o l’importanza di pensare anche al futuro può, a parte gli effetti in termini di comprensione dell’economia e della finanza, aiutare a far crescere il senso di responsabilità, e nel tempo la capacità di decidere in modo consapevole su una pluralità di fronti.

3. Che funzione hanno e dovrebbero avere gli intermediari finanziari nell’ambito dell’educazione al risparmio dei cittadini?

Hanno un ruolo importante in quanto possono e devono aiutare il cliente a comprendere l’importanza del risparmio e anche a saper scegliere le soluzioni più adeguate. E da un certo punto di vista tanto migliore è la qualità dei servizi offerti da un intermediario tanto più esso dovrebbe desiderare di avere di fronti clienti competenti e capaci di apprezzare la migliore qualità dei servizi che l’intermediario offre. Tuttavia prima ancora del contatto con l’intermediario serve un grande lavoro di educazione finanziaria di base dei ragazzi e degli adulti, perché a volte gli intermediari sono nella stessa situazione di quei medici di base che si trovano di fronte pazienti che hanno letto su qualche sito Internet riguardo al loro malanno e chiedono al medico non una diagnosi, ma di prescrivere la medicina che ritengono di aver già capito essere necessaria, o che dal medico non vanno neppure e decidono da soli a quali farmaci ricorrere. Come in campo medico, è una educazione un po’ più ampia che può aiutare anche i clienti ad approcciare gli intermediari con la giusta competenza ma anche evitando gli errori che l’overconfidence, o qualche volta l’ansia di ottenere rendimenti alti a tutti i costi, può fare commettere.

4. Qual è il motivo per cui l’Italia è fanalino di coda per i livelli di alfabetizzazione finanziaria?

Credo che sia difficile identificare una causa singola, ma è verosimile dire che se guardiamo ai decenni scorsi il sistema pensionistico a lungo molto generoso, tanto da non essere sostenibile, o gli alti rendimenti nominali offerti dai titoli di Stato non hanno storicamente stimolato un diffuso sforzo di capire di più i meccanismi dell’economia e della finanza. Ma è vero che anche dopo le crisi recenti la reazione di molti adulti non è stata lo sforzo di capire qualcosa in più, quanto il fatto di vedere la finanza come qualcosa di intrinsecamente pericoloso e negativo. E’ importante quindi aiutare a fare capire che la finanza nella vita di ciascuno è un po’ come l’automobile: se usata male può fare molto male (come può accadere nel caso di un incidente automobilistico), ma non è pericolosa se usata responsabilmente e anzi può essere molto utile, tanto che è difficile se non impossibile farne del tutto a meno. E come per guidare un auto non mi serve sapere smontare e rimontare un motore, ma avere capito un certo insieme di regole di base su come funziona e sulle regole di circolazione, anche per la finanza sarebbe un grosso passo avanti arrivare a quelle competenze minime, da "patentino", che possono aiutarci a usarla con più consapevolezza e senza rischi.

5. Quali sono le principali caratteristiche del risk management domestico?

Il problema della gestione dei rischi è inevitabilmente molto diverso per i nuclei familiari finanziariamente più solidi che possono porsi il problema di come gestire bene i propri investimenti, rispetto ai nuclei familiari che all’opposto hanno molte meno risorse o che addirittura faticano ad arrivare alla fine del mese. Se ci concentriamo più sui nuclei familiari con minori risorse, la prima componente è quella di tenere una traccia puntuale delle entrate e delle uscite, per comprendere anche quali di queste siano stabili e ricorrenti e quali no e quale sia il flusso di cassa di ogni mese. Partendo da questa base, si può iniziare ad allungare l’orizzonte e cercare di valutare su un orizzonte più lungo quali siano gli obiettivi di investimento che la famiglia vorrebbe realizzare ma anche i rischi (legati alla salute, al lavoro, e così via) a cui potrebbe essere esposta. Questo può aiutare a capire come mettere da parte quello che serve per fronteggiare le possibili spese future. E man mano che si migliora (e che migliora la propria situazione finanziaria) si può pianificare di più anche per gli obiettivi più lontani nel tempo come la pensione. Spesso però il punto di partenza di capire meglio quanto si incassa e quanto si spende e perché è importante per potere iniziare a pianificare, e per quanto possa essere magari difficile iniziare a farlo può essere un aiuto, specie per chi ha entrate più modeste o più incerte.