La fiducia non basta

di Germana Martano – Direttore Generale di Anasf (Associazione Nazionale Promotori Finanziari)

1. In Anasf lavora da anni a progetti per lo sviluppo dell’educazione finanziaria nel Paese. Quali obiettivi si è data?

Da sempre Anasf sostiene il ruolo di una corretta pianificazione finanziaria quale strumento per consentire a ciascun risparmiatore di operare scelte di investimento informate e consapevoli, che soddisfino le esigenze legate al ciclo di vita. Per arrivare a questo risultato è importante aver ben chiaro che, quando si parla di educazione finanziaria, non dobbiamo pensare a un sistema semplicisticamente volto a fornire al risparmiatore una serie di nozioni tecniche. Piuttosto, dobbiamo avere in mente un processo in cui il risparmiatore svolge un ruolo attivo, acquisendo un insieme di conoscenze, competenze e capacità che lo portano a sviluppare una propria autonomia di giudizio. Come tale, l’educazione finanziaria rappresenta una componente essenziale della formazione di ciascun cittadino. Queste iniziative dovrebbero anzitutto essere rivolte ai giovani, in quanto si tratta dei risparmiatori di domani. Facendo proprie queste istanze, dal 2009 Anasf ha sviluppato, in collaborazione con la società Progetica, il progetto Economic@mente® - Metti in conto il tuo futuro, destinato agli studenti del terzo, quarto e quinto anno delle scuole secondarie di secondo grado. Il progetto è volto a fornire agli studenti una serie di conoscenze in materia di risparmio spiegando, attraverso le loro esperienze, come utilizzare in modo efficace le risorse di cui disporranno nelle varie fasi del loro percorso di vita, all’insegna di un approccio finalizzato all’acquisizione di competenze di “cittadinanza attiva”. Ad oggi il progetto Economic@mente® - Metti in conto il tuo futuro è attivo in 198 scuole, con 635 classi in 72 province di 19 regioni italiane. 

2. Quali sono le caratteristiche irrinunciabili oggi in Italia per un promotore finanziario?

Il contesto di riferimento per i promotori finanziari è in continuo divenire ed è il risultato di un insieme di “spinte evolutive” di diversa natura: i principali driver del cambiamento sono rappresentati dall’evoluzione della disciplina di settore, dalle nuove tendenze sul mercato dei servizi finanziari e dall’innovazione tecnologica. Rispetto a queste novità, la caratteristica essenziale di ciascun promotore finanziario è la capacità di adattarsi ai cambiamenti riuscendo, al tempo stesso, a conservare tutte quelle caratteristiche essenziali che contraddistinguono tale figura professionale. Un ruolo di primo piano spetta ai percorsi di formazione e di aggiornamento professionale previsti per tutti i promotori finanziari e alle attività di pianificazione e di consulenza finanziaria che ogni promotore presta nei confronti del pubblico degli investitori. A loro volta, queste caratteristiche sono irrinunciabili perché rappresentano la garanzia, per ciascun risparmiatore, di poter fare affidamento su un professionista preparato e costantemente aggiornato. A sua volta, lo sviluppo di una relazione personale tra il promotore finanziario e i singoli risparmiatori rappresenta la premessa per contribuire alla diffusione dell’educazione finanziaria presso i cittadini. 

3. Come vede la clientela nel rapporto con gli intermediari finanziari tra 10 anni?

Se guardiamo al rapporto del promotore finanziario con i risparmiatori, elementi quali la personalizzazione e la fiducia continueranno sicuramente a svolgere un ruolo fondamentale. È pur vero che, già oggi, possiamo cogliere alcuni segnali sulla futura evoluzione del settore. Anzitutto, occorre riconoscere che la domanda di consulenza espressa dagli investitori è sempre più articolata e abbraccia ormai tutti gli aspetti relativi alla posizione del singolo (si pensi, ad esempio, ai temi legati alla previdenza integrativa e al passaggio generazionale). I promotori finanziari saranno quindi chiamati a rispondere a queste nuove esigenze orientando gli investitori, per aiutarli a capire dove trovare le risposte ai propri bisogni. Un altro elemento di cambiamento sarà rappresentato dall’innovazione tecnologica, che è un beneficio e al tempo stesso un rischio. È un beneficio perché certamente la digitalizzazione può semplificare l’attività degli operatori e degli investitori, oltre a moltiplicare le possibilità di interazione. Ma è anche un rischio, perché può portare a un’enfasi eccessiva sull’automatizzazione delle scelte di risparmio e di investimento, con la conseguente spersonalizzazione delle relazioni. Quest’ultimo non è un esito desiderabile perché, se guardiamo a elementi quali la fiducia e le possibilità di interazione e di educazione finanziaria, nessuna soluzione completamente automatizzata può garantire lo stesso valore che ritroviamo, invece, nella relazione che il promotore finanziario sviluppa con i singoli risparmiatori. 

4. Quale sarebbe la prima cosa che, se potesse, cambierebbe subito in questo ambito?

Vorrei che si attribuisse più importanza al ruolo delle specificità nell’ambito dei momenti di apprendimento e delle scelte di investimento dei risparmiatori. Intendo dire che l’educazione finanziaria va concepita non come un concetto monolitico ma come uno strumento adattabile alle varie fasi della vita, alle esigenze legate al contesto territoriale e, ancor più nello specifico, alle sensibilità dei singoli. Sono anzitutto importanti le iniziative rivolte ai giovani, per rispondere alla loro naturale curiosità e ai loro bisogni di identificazione, ma la specificità è importante anche per le altre fasce della popolazione: ad esempio, è immediato constatare che le esigenze di pianificazione finanziaria di un giovane che si è appena affacciato al mondo del lavoro sono ben diverse rispetto alle necessità proprie di chi, essendo ormai giunto al termine del percorso lavorativo, desidera garantirsi un reddito per gli anni della pensione e, al tempo stesso, pensare alla propria famiglia. Il tema della specificità è declinabile, ancor più nel dettaglio, guardando anche alle sensibilità personali: le iniziative di educazione finanziaria possono allora diventare un momento per far conoscere ai risparmiatori temi quali l’investimento etico e socialmente responsabile, contribuendo così a dare maggiore consapevolezza a quelle forme di sensibilità sociale che, con tutta probabilità, sono già presenti in ampie fasce del pubblico dei risparmiatori.