Il Museo che fa da apripista alla cultura economica

Giovanna Paladino, PhD in Economia, è il Capo della Segreteria Tecnica di Presidenza di IntesaSanpaolo ed è il Direttore e Curatore del Museo del Risparmio, un laboratorio di educazione finanziaria che si trova a Torino. E’ stata young economist presso il FMI, Jean Monnet fellow presso l’“European University Institute” e docente presso l’Università LUISS. Ha completato gli studi post laurea presso il “Graduate Institute of International Studies” a Ginevra e presso la Brown University (Ivy league) negli USA. Pubblica regolarmente su riveste specialistiche articoli su temi quali i mercati delle commodity, l’economia internazionale, la corporate finance e più recentemente l’educazione finanziaria.

1. Direttrice del Museo del Risparmio dove ogni giorno promuovi iniziative e l’uso di strumenti multimediali per stimolare in modo divertente i ragazzi alla consapevolezza economica. Qual è, se c’è, l’anello debole di questa operazione culturale?

In realtà, il coinvolgimento dei ragazzi sul tema è più immediato di quanto si possa immaginare. I ragazzi sono contenti di potersi confrontare su temi pratici, che capiscono essere importanti per la loro vita da adulti. Ci lasciano messaggi lusinghieri quando vengo a trovarci e, quando partecipano alle nostre iniziative, le valutazioni di impatto - che facciamo svolgere a centri universitari qualificati - indicano un elevato coinvolgimento con effetti significativi sui comportamenti. Talvolta, l’anello debole sono gli adulti, genitori, insegnanti o accompagnatori che hanno timori nell’affrontare un tema che loro stessi non conoscono e su cui non sarebbero in grado di dare risposte adeguate. Mi è capitato, presentando il nostro vademecum sulla paghetta, di dover spiegare ai genitori che non c’è nessuna controindicazione morale nel lasciare gestire la paghetta ai bambini, al contrario può essere un’occasione di crescita importante. Si tratta di una pratica diffusissima in molti altri Paesi del mondo che hanno tassi di alfabetizzazione finanziaria più elevati del nostro.

2. Quali sono i temi finanziari che catturano di più l’interesse degli studenti?

Dipende dall’età. È ovvio che ai bambini più piccoli si possono fare discorsi più semplici su cosa sono i soldi, come si guadagno, su come realizzare i desideri attraverso il risparmio. Oppure su come si determinano i prezzi prendendo spunto da esempi familiari quali il mercato, per spiegare come funziona la domanda e l’offerta. Non avrebbe certo senso introdurre concetti di scelta intertemporale più complessi visto che la dimensione del tempo non è ancora molto sviluppata in quella fascia di età. Per i ragazzi degli ultimi anni delle scuole medie e delle superiori, le attività riguardano concetti più complessi che vanno dal capitale umano alla pianificazione, all’impatto delle asimmetrie informative sui prezzi, ai diversi strumenti finanziari per arrivare fino all’economia circolare. Raramente incontriamo scarso interesse perché si tratta di concetti che trasferiamo in modo divertente e che permeano la quotidianità di tutti, inclusi i ragazzi.

3. C’è già un nuovo progetto di sperimentazione didattica a cui state guardando con interesse?

Fin da quando abbiamo aperto i battenti abbiamo continuato a lavorare a nuovi progetti che tenessero conto sia delle nuove tecniche didattiche che dei nuovi strumenti tecnologici. Tra i più recenti, oltre a quelli collegati alla digitalizzazione dei contenuti, in risposta anche alla diffusione del virus, vi è un progetto che abbiamo condiviso con GLT Foundation chiamato SKY IS THE LIMIT, collegato al valore del capitale umano e dell’investimento su sé stessi e dedicato ai ragazzi delle periferie. In questo caso, stiamo testando modalità diverse di valutazione di impatto, perché personalmente ritengo che il questionario a risposta multipla non fornisca informazioni affidabili. Stiamo, quindi, lavorando con gli psicologi per capire come valutare dal comportamento e dalle espressioni verbali - e non verbali - dei ragazzi se il programma sia o meno riuscito ad aprire orizzonti diversi dai soliti. Stiamo anche lavorando su un progetto dove la parte di valutazione avverrà attraverso la rilevazione di cosa avviene a livello neuronale durante l’attività proposta. Insomma le idee non mancano e ve ne sono molte che riguardano anche gli adulti.

4. Esiste un benchmark europeo o internazionale a cui ci si può ispirare per massimizzare l’impegno formativo?

Onestamente io non ne ho presenti. In realtà vi sono molte esperienze diverse per la maggior parte delle quali, però, nessuno ha mai rilevato oggettivamente l’efficacia. Va anche detto che la cultura e il contesto socio economico in questa materia contano per cui non è oggettivamente possibile ispirarsi in modo pedissequo al lavoro di altri. A me piace pensare che al Museo siamo degli apripista anche perché oggettivamente abbiamo sperimentato fin da subito modalità multimediali e mentre all’inizio molti ci criticavano, perché lo consideravano un limite, ora questo è il nostro punto di forza.

5. E per finire, un tuo commento – non possiamo non chiedertelo – sul ruolo dell’educazione finanziaria nel nostro Paese in questo momento storico di grave emergenza economica.

È proprio quando le risorse diminuiscono che diviene più importante saperle gestire con lungimiranza e saggezza. Quindi a meno di catastrofi epocali, dove l’umanità si ritroverà sull’orlo di un baratro, nell’ipotesi che prima o poi torneremo in una situazione gestibile, sono convinta che essere alfabetizzati dal punto di vista finanziario significherà avere una possibilità in più per raggiungere i propri obiettivi. Obiettivi che, alla luce dell’esperienza attuale, spero siano sempre meno determinati dal benessere individuale e più compatibili con un futuro sostenibile per tutti.