Federico Molinari

Federico Molinari è uno dei primi papà blogger in Italia. A fine 2011 ha aperto il suo blog Vita da Papà in cui racconta le sue avventure da genitore in modo ironico e scanzonato. Un blog senza filtri né giri di parole, dove si possono trovare anche le difficoltà di un genitore moderno. Nella vita reale si occupa di scrittura per il web, mentre nella sua “vita da papà” cerca di tenere a bada i due figli maschi di due e cinque anni (“il gnappo” e “The Second”). Condivide la sua vita con Anna, parte silenziosa ma fondamentale, non solo del suo blog.
 

1. Come si legge nella tua bio, il tuo è il blog di un papà “imperfetto” tra tanti papà perfetti. Da dove nasce l’idea di condividere con il mondo le tue (dis)avventure tra ovetti e pannolini?

Nasce da un’esigenza. Quella di raccontare un momento della mia vita molto particolare, l’arrivo del primo figlio. Preso alla sprovvista da questo evento inaspettato, ho sentito l’esigenza di “sfogarmi” sul web, descrivendo, post dopo post su un blog, la serie di esperienze di un neo-papà alle prime armi. Cose che mai, soltanto qualche mese prima, mi sarei aspettato di affrontare. Il tutto senza prendermi troppo sul serio, cercando sempre di sdrammatizzare ogni momento e trovando il lato divertente di ogni esperienza (dal corso preparto al tiralatte, dall’astinenza sessuale agli infiniti risvegli notturni).

2. Parliamo di denaro: i bambini vengono spesso tenuti lontano dalle decisioni relative alle spese familiari. Credi invece sia più opportuno coinvolgerli per avvicinarli alle tematiche del risparmio? Se sì, qual è secondo te l’età migliore?

Mi ricordo che da piccolo mio padre (che lavorava in banca) mi aprì un libretto di risparmio dove depositare le varie “mancette” di genitori e nonni. Il libretto si è poi trasformato in un conto dedicato per giovani e poi in un conto corrente per adulti. È una sensazione strana e rassicurante allo stesso tempo pensare che i soldi impiegati per l’acquisto della nostra prima casa sono quelli che ho accumulato poco alla volta nel tempo fin dall’età di sei anni. Acquisto parziale eh, perché finché non avrò estinto il mutuo ventennale quella casa rimane anche della banca!
Per rispondere alla domanda invece credo sia opportuno coinvolgere i bambini nelle questioni economiche, ovviamente secondo il loro grado di consapevolezza. Far capire come funzionano i soldi per l’acquisto e il risparmio, farne percepire il valore (cose semplici eh, per capire i derivati e i mutui subprime ci sarà tempo…). Non so se c’è l’età giusta, ma se mio padre mi aprì il libretto intorno ai sei anni, quindi con l’inizio delle elementari, potrebbe essere un’idea buona.

3. “Lo compro perché mi piace” e “Lo compro perché mi serve”. In che modo riesci a far comprendere ai tuoi figli la differenza tra questi due concetti?

Ancora è difficile farlo comprendere perché il grande ha 5 anni e il piccolo 2. Però cerco di spiegare loro che non perché una cosa semplicemente “mi piace” si può avere. Dipende dai casi. Cerco di dosare i “regali puri” quindi qualcosa che arriva inaspettato e senza un particolare motivo ai “regali meritati” ossia la logica del meritare qualcosa in seguito ad un comportamento virtuoso. Il “lo compro perché mi serve” invece è un concetto che ancora non credo di aver trasmesso. Se qualcosa serve necessariamente ci pensano papà e mamma a comprarlo. Ma in questo caso la domanda da condividere con i piccoli potrebbe essere. “Siamo sicuri che questo ci serva veramente o possiamo anche farne a meno?”. Insomma, il tema qui è l’acquisto consapevole contro il comportamento pavloviano instillati dalla pubblicità. Altro argomento interessante ma direi che non è questa la sede per trattarlo. Magari ci scrivo su un post!