Diego Rizzuto

Diego Rizzuto, fisico torinese, eredita la curiosità per la scienza dal padre, al quale fin dai primi anni di scuola racconta tutto quello che apprende tra i banchi.
La sua carriera di comunicatore scientifico inizia nel 2005 e la sua palestra sono il Festival della Scienza di Genova e le realtà universitarie torinesi con cui collabora organizzando lezioni, laboratori, videogame didattici e spettacoli teatrali.
È uno dei tre soci fondatori, nel 2012, della società di formazione e comunicazione scientifica Taxi1729 per la quale lavora, da una prospettiva a cavallo tra matematica e psicologia, su progetti di economia, pensiero creativo e gioco d’azzardo.
Continua a raccontare tutto quello che scopre a suo padre.
 

1. Sei divulgatore scientifico, scrittore, formatore e papà: il nostro interlocutore ideale! Durante i corsi di preparazione per gli studenti universitari hai mai approcciato all’educazione finanziaria? Se sì, com’è andata?

Sì, con Taxi1729 - la società di formazione scientifica in cui lavoro - teniamo oltre 100 incontri all’anno sul tema, spesso in collaborazione con la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio. Come è andata? Direi molto bene. In particolare ho notato che, come c’era da aspettarsi, la nostra educazione finanziaria evolve nel tempo. Si forma a partire dai nostri riferimenti familiari, genitori per primi - ma una sua versione più critica e matura arriva con l’esperienza ovvero non prima che l’educazione finanziaria trovi applicazione nella pratica, non prima che - per dirla come mia mamma che sarà orgogliosa della citazione - "non sarai veramente indipendente, se non inizierai a pagare le tue bollette".

2. Come intendi spiegare il valore del denaro a tuo figlio e a quale età pensi sia giusto farlo?

Bella domanda, la verità è che non lo so ancora. Mio figlio - che ha da poco compiuto due anni - stamattina ha rovesciato circa un litro di latte in parte a terra e in parte sul suo pigiama. Mentre ripulivo ragionavo anche sul concetto di spreco e sul fatto che era ancora prematuro affrontare l’argomento con lui, almeno da quel punto di osservazione. Credo che si presenteranno delle situazioni in cui sarà naturale introdurre l’argomento, ad esempio quando si chiederà perché i suoi genitori non giocano con lui dalla mattina alla sera o come mai quella macchinetta attaccata al muro distribuisce gratis soldi con cui le persone poi comprano quel che vogliono.

3. Favorevole o contrario alla paghetta?

Favorevole. Io la ricevevo e credo sia stata utile per la mia formazione. Credo che il genitore debba rispettare le regole, sempre. Non dovrebbe toglierla per punire il figlio né aumentarla per premiarlo altrimenti viene meno il valore educativo. Quando mio figlio - e capiterà - avrà esaurito troppo presto la paghetta e non potrà permettersi di comprare un particolare extra, dovrà viverne le conseguenze. Vedo la paghetta come una piccola palestra in cui un figlio può fare esperienza di quel che sarà ma in un contesto protetto, una piccola simulazione di come le cose - in versione più complessa - andranno quando sarà grande.

4. Avvicinarsi all’educazione finanziaria attraverso i “talk”, il web e i social. Può bastare come buona pratica per gli adolescenti e gli adulti?

Penso che i nostri talk, come un qualsiasi evento formativo breve, siano uno strumento per fare venir voglia, a chi ascolta, di saperne di più, di capire meglio. Una buona educazione finanziaria come ogni buon lavoro di divulgazione dovrebbe avere tra i suoi obiettivi quello di stuzzicare la curiosità e quindi accrescere il desiderio di approfondire. Su quali libri, su quali siti, con quali video o dialogando con quali persone è una decisione libera che sarà guidata dall’indole di chi ascolta e per questo un intervento ben congegnato dovrebbe essere ricco di riferimenti e finire sempre con una bibliografia ben studiata.

5. Cosa vuol dire “risparmiare” oggi?

Risparmiare è un modo per pianificare, pianificare significa pensare al futuro e pensare al futuro è tutt’altro che facile. Noi umani siamo progettati per vivere nel presente, per soddisfare i nostri piaceri immediati anche se domani potremmo averne di maggiori, per sfuggire i costi dell’oggi anche se, facendolo, andremo incontro a costi maggiori domani. "Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza" è il nostro slogan più profondo. Per questo è difficile metterci a dieta o rispettare un piano di studio o di lavoro. Farlo significa combattere questo istinto, cercare di dare un peso anche ai piaceri e ai costi di domani (e su questo avrei decine di citazioni materne). Ci sono diverse strategie per farlo - nei nostri eventi formativi tocchiamo spesso questo argomento - come ci sono le persone a cui viene più facile, gli stessi che domani ringrazieranno i se stessi del passato per questo sforzo, piccolo ma intelligente.